Alfredo Romeo, 64 anni, nato in provincia di Caserta, fondatore della Romeo Immobiliare, impresa che conta sedi e filiali in cinque regioni diverse. Romeo è titolare di un vero e proprio impero economico, che conta quasi 18mila dipendenti in tutta la nostra penisola. Questo è l'uomo che è stato arrestato mercoledì scorso con l'accusa di corruzione in merito alla gestione degli appalti Consip, la società per azioni che provvede all'acquisto di beni e servizi per conto della pubblica amministrazione italiana. E oggi, lunedì 6 marzo 2017, è il giorno della verità.

Romeo verrà infatti interrogato in carcere, e dovrà spiegare il perché dei centomila euro dati a Marco Gasparri, dirigente Consip. Secondo l'accusa, questi soldi sarebbero stati versati per ottenere informazioni di estrema rilevanza su delle gare d'appalto. E proprio Gasparri, sempre sulla base di ipotesi che andranno verificate, avrebbe così favorito delle società riconducibili proprio a Romeo.

Altra questione su cui gli inquirenti tenteranno di far luce è quella relativa al "pizzino" trovato nella spazzatura del suo ufficio, in cui vi è una lettera T puntata e preceduta da "30mila euro al mese". I pm non hanno molti dubbi a riguardo: la T puntata starebbe a indicare Tiziano Renzi, padre dell'ex Presidente del Consiglio Matteo, accusato di traffico illecito di influenze.

Altri coinvolgimenti

All'interno dell'inchiesta sarebbe coinvolto anche l'ex deputato di An Italo Bocchino, diventato "consulente" di Romeo, nei confronti del quale è stata ordinata una perquisizione domiciliare. Ma non finisce qui. Anche Luca Lotti, allora sottosegretario alla presidenza del consiglio e attuale ministro dello Sport, avrebbe preso parte a questa truffa, ed è oggi accusato di favoreggiamento e rivelazione di segreto.

Risulterebbero inoltre coinvolti anche il comandante generale dell'Arma dei carabinieri Tullio del Sette ed Emanuele Saltalamacchia, comandante dei carabinieri della Legione Toscana.

La difesa

Entrando questa mattina nel carcere romano di Regina Coeli, dove è in programma l'interrogatorio di garanzia per l'imprenditore napoletano, gli avvocati difensori Francesco Carotenuto, Giovanni Battista e Alfredo Sorge hanno ribadito che il loro assistito non avrebbe dato soldi a nessuno e che non avrebbe mai incontrato Tiziano Renzi. La verità sarà tutta da verificare. Il giudice Gaspare Sturzo dirigerà stamattina l'atto istruttorio. Presente anche il sostituto procuratore Mario Palazzi, magistrato responsabile dell'inchiesta.