Che Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, ora in carcere perché ritenuti i principali responsabili della morte di Emanuele Morganti, siano "riconducibili ad ambienti delinquenziali", lo ha chiarito il procuratore capo della Repubblica di Frosinone, Giuseppe De Falco in una conferenza stampa in cui ha ricostruito la vicenda che ha portato al pestaggio da parte di più persone di Emanuele, aggredito almeno tre volte fino alla morte ad Alatri nella notte tra venerdì e sabato scorso. Ora però si apprende che uno dei due, Mario Castagnacci, era stato arrestato dai carabinieri proprio il giorno prima dell'atroce fatto, per possesso di droga.

Mario Castagnacci, arrestato il giorno prima del delitto per droga

Piccoli boss di provincia con il desiderio di comando e la dipendenza dalla droga: è questo il quadro che emerge dallo sviluppo delle indagini. Castagnacci, 27 anni, che secondo gli inquirenti sarebbe quello che ha inferto il colpo letale alla testa di Emanuele, era già pregiudicato per droga.

Proprio la sera prima del delitto, era stato arrestato perché trovato in possesso di molte dosi di droga, tra hashish e cocaina, ma la mattina successiva era già stato scarcerato. Il gip che ha convalidato l'arresto di lui e di altri tre complici, ha riconosciuto la tesi difensiva del consumo di gruppo che ha poi portato alla scarcerazione.

Proprio il giorno prima che Emanuele, un ragazzo innocente, una persona perbene, come sottolineato pure dal procuratore De Falco, venisse massacrato di botte, senza aver cercato alcuna rissa, senza un motivo valido, senza far parte di nessun ambiente delinquenziale o malavitoso. Senza conoscere gli aggressori, senza che nessuno intervenisse eccetto il suo amico Gianmarco Ceccani che ora lo piange.

In isolamento in carcere, l'avvocato rinuncia alla difesa di Castagnacci

Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, arrestati la scorsa notte a Roma dove erano fuggiti per sottrarsi alla vendetta degli amici di Emanuele, sono stati posti in regime di isolamento nel carcere romano di Regina Coeli per il rischio di punizioni da parte di altri detenuti che avrebbero tentato di linciarli.

Entrambi sono in carcere in custodia cautelare per il pericolo che con metodi intimidatori inquinassero ancora di più le testimonianze, rese già difficili da reticenze e omertà. Devono rispondere di omicidio volontario con l'aggravante dei futili motivi. L'autopsia chiarirà di cosa è morto Emanuele.

E l'avvocato di Castagnacci, Tony Ceccarelli, come anche altri difensori implicati, ha rinunciato alla difesa dell'assistito: "E' stata una decisione autonoma, presa senza alcuna pressione - riferisce il legale - lo dico perché in questi giorni, sono stati molti i colleghi anche di indagati più marginali che sono stati malmenati e minacciati".

Alatri, tensione altissima

Già ieri il procuratore De Falco ha parlato di "racconti contraddittori, omertà" da parte di chi ha visto ed è chiamato a rispondere.

"Chi sa parli", l'invito di inquirenti ma anche del sindaco di Alatri, Giuseppe Morini. E ora viene fuori una vicenda fatta anche di antiche rivalità tra Tecchiena, la frazione di Emanuele, e Alatri; di minacce e avvertimenti ai parenti degli arrestati al punto che quelli di Palmisani sono fuggiti; di un'auto incendiata, di insulti al padre di Castagnacci indagato anche lui.

E di un movente che ancora non c'è: forse Castagnacci e Palmisani quella sera, fatti di alcol e cocaina, hanno deciso di far vedere che comandavano loro fino a uccidere un innocente.