Dal 13 marzo del 2007, data in cui venne arrestato per lo scandalo di Vallettopoli, Fabrizio corona ha continuato a far parlare di sé: dalle sanzioni amministrative ricevute per guida senza patente o senza casco, agli eccessi di velocità, dalla resistenza a pubblico ufficiale alle risse, per non parlare del rilievo mediatico conquistato dalle sue vicende giudiziarie più gravi. Oggi la Cassazione ha giudicato "inamissibile" il reclamo che Corona aveva sporto contro l'applicazione delle misure cautelari disposte dal tribunale del Riesame di Milano lo scorso 27 ottobre, in seguito all'arresto del fotografo avvenuto il 10 ottobre, per gravi accuse legate all'evasione fiscale.

Le accuse rivolte a Fabrizio Corona

Dopo 2 anni, 4 mesi e 23 giorni di prigionia, il 18 giugno 2015, a Corona viene concessa una sospensione della pena, previo affidamento (in prova) presso la comunità Exodus di Don Mazzi. In quel frangente, l'ex paparazzo aveva dichiarato: "Sono felice e giuro che in carcere non ci tornerò più". Una prospettiva un po' troppo ottimistica, visto che, nell'ottobre del 2016, il tribunale di Milano revoca l'affidamento alle comunità, e dispone il suo ritorno in carcere. Le accuse, stavolta, riguardano la presunta intestazione fittizia di beni, oltre che la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e la violazione delle norme patrimoniali relative alle misure di prevenzione.

Nel dettaglio, le cifre ammonterebbero a 900 mila euro, ritrovati in due cassette di sicurezza austriache, più altri 1,7 milioni di euro (contanti) che erano stati nascosti nel controsoffitto dall'immobile di proprietà di una sua assistente fidata, Francesca Persi, anche lei implicata nelle accuse rivolte al fotografo.

'Inamissibile' il reclamo di Corona, resterà in carcere

È quanto disposto dalla sentenza della Cassazione, con un verdetto della Suprema Corte (emesso, nel dettaglio, dalla Seconda sezione penale): Corona dovrà rimanere in carcere. Sono in molti a pensare che, nei confronti di Fabrizio Corona, vi sia una sorta di persecuzione giudiziaria, un po' come se qualcuno ne volesse fare un capro espiatorio.

Una sentenza, questa, destinata dunque a far discutere l'opinione pubblica, specie considerando che il fotografo era stato scarcerato e affidato a Don Mazzi a causa di 'gravi problemi di salute', che a quanto pare gli impedivano di rimanere in prigione.