Tomás Quintín Rodríguez Milián. Questo il vero nome del grande, si, proprio grande, attore conosciuto comunemente come Tomas Millan. Nato a l'Havana, Cuba, ottantaquattro anni fa, viveva ormai negli Stati Uniti dal 1957. La permanenza nell'isola centroamericana è stata costellata da avvenimenti di sicuro impatto, l'arresto del padre e successivamente il suicidio, che lo costringono a maturare in fretta.

La vita in America

In America, in particolare a New York, frequenta l'Actor's Studio, mettendo subito in evidenza le sue indubbie qualità di attore, acquisendo con maniacale attenzione le lezioni impartite da calibri dal nome altisonante quali Kazan e Strasberg.

La mano del destino vuole però che, nel 1958, Franco Zeffirelli si accorga di lui a Broadway, iniziando una collaborazione che avrebbe avuto il suo maggiore sviluppo nel Belpaese.

Il legame e l'attività in Italia

E' proprio in Italia che la carriera di Tomas Millan, umana e professionale, prende una direzione precisa, pur costellata dai fisiologici "alti e bassi". Le sue qualità nella immedesimazione immediata e precisa nei diversi personaggi, lo fa avvicinare a mostri sacri del set quali il già citato Zeffirelli, Mauro Bolognini, Alberto Lattuada, Luchino Visconti e altri numerosi registi e attori. Paradossalmente, però, la svolta avviene in un settore della cinematografia erroneamente classificato come di "serie B".

Il suo desiderio di avvicinarsi il più possibile all'uomo comune, di mettersi comunque sempre in gioco, lo fa atterrare nella interpretazione di pellicole pseudo-western in stile Sergio Leone, brutalizzate dalla critica, ma acclamate dal pubblico ai botteghini. Non si contano in questo periodo, a cavallo fra gli anni 60' e 70', i film nelle vesti di messicano bruciato dal sole fra indiani e pistole, con contorno di morti a tutto spiano.

Ma non è finita qui. Il poliedrico Milian, sempre fedele alla teoria sul rinnovamento e il mettersi comunque sempre alla prova, inizia a mutare le caratteristiche, insegue la migliore amalgama con il tessuto sociale del periodo.

Guardie e Ladri

Eccoci giunti al periodo "cappa e spada" metropolitano, preceduto da una breve apparizione in film di prestigio quali "Banditi a Milano" di Lizzani e "Vamos a Matar companeros" di Sergio Corbucci.

La consacrazione, ammesso ce ne fosse bisogno, arriva con il personaggio di Nico Giraldi, riccioluto commissario di Polizia sempre in balia fra delinquentelli da comprendere e grossi criminali da punire. La voce suprema in perfetto romanesco di Mario Amendola, crea un perfetto trait d'union con le platee italiane e della capitale, tanto da rendere il commissario Nico quasi un nuovo re di Roma. Re spodestato in seguito, per fare posto a "Er Monnezza", contraltare di nico giraldi ma con scarpe da tennis e tuta da meccanico.

Dagli anni '90 in poi

Dismessi i panni e il dialetto romanesco, Tomas ricompare, questa volta in pellicole di spessore planetario ambientate prevalentemente nel sud del mondo, a fianco di Kewin Costner, Oliver Stone, Andy Garcia. La morte della moglie Rita Valletti, il mitigato entusiasmo e la necessità di defilarsi a poco a poco dalle scene, portano l'artista a ritirarsi, in modo discreto ma definitivo, dalle scene.