Ora che si avvicina la Pasqua, si riapre la tanto discussa questione delle benedizioni nelle scuole. Il multiculturalismo ha portato con sè la diversità di tradizioni e religioni nelle scuole. Non tutti sono d'accordo con il crocifisso in classe, tanto meno lo sono per le benedizioni cattoliche. Le benedizioni sono legittime fin tanto che rimangono al di fuori del contesto scolastico, e sono assolutamente facoltative. Il Consiglio di Stato, interpellato sulla legittimità delle benedizioni in classe, ha accolto favorevolmente il ricorso del Ministro dell'Istruzione in merito alla questione portata avanti al Tar di Bologna.

Il primo grado sulla legittimità delle benedizioni

In primo grado il Tribunale amministrativo dell'Emilia Romagna aveva stabilito che la Scuola non può essere in alcun modo coinvolta in un rito che attiene unicamente alla sfera individuale di ciascuno, che è il credo religioso.

La sentenza del Tar bolognese è stata però ribaltata dalla sesta sezione del Consiglio di Stato, interpellata in tal senso.

Il significato delle benedizioni nelle scuole

Secondo il Consiglio di Stato le benedizioni nelle scuole possono essere paragonate a qualunque altra attività parascolastica, dato che non incidono in alcun modo sulla vita scolastica degli studenti.

La sentenza ribadisce che così come il minimo impiego di tempo utilizzato per le attività ricreative e sportive venga tollerato, lo deve essere anche il tempo utilizzato per un evento religioso, come il rito delle benedizioni pasquali, che oltretutto si svolge al di fuori dell'orario scolastico.

Quindi, secondo i giudici del Consiglio di Stato, se si applica in modo basilare il principio non discriminatorio, non si può attribuire in alcun modo alle benedizioni nelle scuole una valenza negativa, al pari di come non sono considerate negative le altre attività non strettamente scolastiche. Lo stesso art. 20 della Costituzione tutela un "divieto di trattamento deteriore, sotto ogni aspetto, delle manifestazioni religiose in quanto tali".

Nonostante la definitività della sentenza, la difesa dei ricorrenti ha stabilito che si tratta di una "decisione capziosa che riscrive il diritto scolastico e sopratutto il diritto canonico". Per tale motivo i ricorrenti promettono che si appelleranno alla Corte europea dei diritti dell'uomo.