L'ex presidente della Camera bassa brasiliana è stato trovato colpevole di corruzione dalla Corte federale, in seguito al coinvolgimento nell’inchiesta “Lava Jato”, sullo scandalo della compagnia petrolifera statale Petrobras. Nel contesto di una straordinaria rete corruttiva che ha coinvolto gran parte del sistema parlamentare e federale brasiliano, Cunha è stato condannato a 15 anni di reclusione per aver intascato una tangente di 1,2 milioni di euro in franchi svizzeri al fine di “facilitare” il patto tra il governo del Bénin e la Petrobras per lo sfruttamento di un giacimento petrolifero nel paese africano.

I soldi infatti sono stati stornati in una banca svizzera a nome della moglie, paese in cui il suo nome compare direttamente nella formazione di una società off-shore. I legali dell’ex potente uomo politico brasiliano hanno dichiarato la volontà di fare ricorso in Appello, che Cunha attenderà in galera.

Promotore di un “golpe istituzionale”

Fu il promotore, nel 2015, dell’impeachment nei confronti della presidentessa della repubblica Dilma Rousseff. Mobilitò tutti i parlamentari coinvolti nello scandalo Lava Jato, ma anche altri inquisiti per vari reati come frode e omicidio. Lo stato di accusa nei confronti della presidentessa non riguardava le tangenti né l’industria petrolifera, ma una prassi parlamentare storicamente usata da tutti i governi, quella della “pedalata fiscale”: ritardare il passaggio di denaro dalla contabilità dello Stato a banche ed enti pubblici.

Una volta defenestrata dal potere la Rousseff, ampi pezzi della società brasiliana, tra cui musicisti e scrittori, si sono mobilitati contro quello che è stato definito un “golpe istituzionale”.

Il potere della corruzione

Era uno degli uomini più temuti e più corrotti dell’intero sistema politico brasiliano, leader del partito conservatore PMDB, “Partito del Movimento Democratico Brasiliano”.

Il suo è stato uno dei primi nomi a comparire nello scandalo Lava Jato, che ha coinvolto più di un terzo del parlamento verde oro, tra cui l’attuale presidente in carica Michel Temer, ex vicepresidente della Camera quando Cunha la presiedeva, come anche il presidente del Senato Renan Calheiros. L'accusa è quella di essersi intascati milioni di dollari dalle imprese di costruzione che fornivano servizi al gigante petrolifero Petrobras.

Non solo ma il nome di Eduardo Cunha, insieme a quello di altri politici, è stato anche trovato tra i documenti dello scandalo “Panama Papers”: dirottava, usando i familiari come prestanome, parte degli introiti delle tangenti Petrobras alla società Mossack Fonseca.

Sotto inchiesta il sistema politico

Dei 200 indagati nel mirino della magistratura brasiliana ci sono membri di tutti i partiti sia di governo che di opposizione, ecco perché vi è il rischio che molti deputati possano fare la stessa fine di Cunha, decimando il Parlamento. L’inchiesta divisa in più tronconi, segue varie piste, una delle quali è la ricerca di 2,3 miliardi di reais, circa 731 milioni di dollari, che i magistrati hanno individuato tra le fila del Partito Progressista. Si perché, come fu per Mani Pulite in Italia, il sistema corruttivo si è sviluppato proprio grazie all’ingerenza dei partiti nella società brasiliana.