Sull'onda della notizia del momento, il cinema indipendente Rio di Londra, ha voluto giocare con gli spettatori che avevano pagato il biglietto per vedere Moonlight, proiettando i primi venti secondi di La La Land: il rischio era che il pubblico non capisse lo scherzo e lasciasse la sala, ma per fortuna i londinesi hanno non solo colto l'antifona, ma riso ed applaudito l'ironica iniziativa del direttore del cinema indipendente, che ha voluto così ripercorrere il pluribeffato equivoco accaduto alla notte degli Oscar, dove per pochissimi istanti La La Land è stato dichiarato "miglior film" e premiato con la famigerata statuetta, per poi vedersela strappare e consegnare a Moonlight, reale scelta della commissione dell'Academy.

Galeotto? La busta e chi la scambiò. Infatti Brian Cullingan, responsabile della distribuzione delle buste contenenti i nomi dei vincitori, dopo aver twittato una foto di Emma Stone fresca di Oscar dietro le quinte, ha scambiato la busta del miglior film con quella, già aperta, della migliore attrice protagonista, portando Warren Betty e Faye Dunaway ad assegnare, per altro con una visibile esitazione, l'oscar a La La Land.

Colpa di un tweet

"Non volevo fare lo spiritoso, ma c'era scritto Emma Stone - La La Land sulla busta, per quello ho temporeggiato" confessa Warren Betty davanti alla platea. L'errore è costato caro a Cullingan e alla sua collega Martha Ruiz, licenziati dalla PWC ("PriceaterhouseCoopers"), la società che si occupa della gestione formale dei premi, che deve fare anche i conti con la Academy Awards, per non perdere il rapporto professionale che c'è dai primordi.

Sta di fatto che per una manciata di secondi tutto il cast, i produttori e i collaboratori del musical (che comunque ha portato a casa sei oscar) hanno esultato e iniziato a ringraziare l'Academy ed i sostenitori per questo premio. A fomentare l'errore sicuramente anche le aspettative che si sono create nel corso dei mesi prima della cerimonia nei confronti di La La Land, dichiarato vincitore dalla stragrande maggioranza.

Il danno e la beffa. O meglio, le beffe. Perché, come la nostra era social insegna, un evento del genere non può che diventare virale ed essere preso di mira da chiunque, tramite Gif, immagini, battute, oppure iniziative che risultano quasi un numero da cabaret, come appunto quella inscenata a Londra. Certo è che la creatività non manca!