Palmira cambia nuovamente 'padroni' e continua ad essere teatro di una delle tante guerre della questione siriana. In questo caso è quella che viene combattuta dall'esercito regolare di Damasco, con il supporto dell'aviazione russa, contro i miliziani dell'Isis. Ieri le forze governative sono rientrate nella storica città, strappandola per la seconda volta dalle mani del Califfato in meno di un anno. La notizia è stata resa nota dall'agenzia 'Sana', principale organo di comunicazione del governo di Bashar al-Assad, ma è stata confermata anche dall'Osservatorio siriano per i diritti umani, noto 'megafono' delle forze ribelli.

L'odissea di Palmira

Lo scorso 11 dicembre la città, considerata patrimonio dell'umanità dall'Unesco, era stata riconquistata dall'Isis dopo una violenta controffensiva che aveva colto di sorpresa le truppe siriane. In quel momento era ancora in corso il cruento assedio di Aleppo e lo Stato Islamico aveva chiaramente approfittato del titanico sforzo che vedeva impegnato altrove il grosso delle forze militari di Assad. I tempi sono cambiati, Aleppo oggi è sotto il controllo del governo ed è inoltre in atto una tregua con i ribelli (che non include le milizie jihadiste, ndr) che prosegue da prima dello scorso Capodanno. Il 'cessate il fuoco', i cui garanti oggi sono Russia, Turchia ed Iran così com'è stato sancito dagli incontri di Astana, sta reggendo ormai da mesi e, sebbene i colloqui di pace in atto a Ginevra sotto l'egida delle Nazioni Unite non abbiano finora portato significativi risultati, lo stop alle attività belliche nei cofronti dell'opposizione moderata permette comunque a Damasco di concentrare i propri sforzi nella guerra all'Isis.

Ieri, pertanto, l'esercito siriano è rientrato a Palmira. Le milizie del Daesh hanno abbandonato quasi tutti i punti nevralgici della città e del territorio circostante anche se, secondo alcune fonti, avrebbero collocato mine in diverse zone e ciò avrebbe rallentato l'avanzata delle unità militari governative. Palmira era caduta per la prima volta nelle mani dello Stato Islamico il 20 maggio del 2015, per essere poi liberata dall'esercito di Damasco il 24 marzo dell'anno scorso.

Tutto questo, prima della citata controffensiva del Califfato dello scorso dicembre.

Mosca prova a supportare il dialogo tra Damasco e Washington

Non è ancora chiara l'intenzione della nuova amministrazione della Casa Bianca riguardo al governo di Bashar al-Assad. Donald Trump, nei mesi scorsi, ha dichiarato che il suo primo obiettivo in Medio Oriente è la guerra all'Isis e per questo motivo è disposto a collaborare con chiunque condivida questo sforzo, compresa l'autorità di Damasco.

Dal Cremlino arriva piena disponibilità per favorire ii dialogo tra le parti. "Il presidente siriano Bashar al-Assad è disponibile a cooperare con la nuova leadership americana contro il terrorismo - ha detto Alexander Kinshchak, ambasciatore russo a Damasco - ma naturalmente ogni decisione in merito spetta al governo di Damasco. La Russia, in tal senso, è pronta a supportare il dialogo e spera che ci sia una correzione di quello che finora è stato un atteggiamento distruttivo, da parte di Washington, nei confronti dell'autorità siriana".