Progettavano un attentato a venezia. L'idea era di farsi saltare in aria dal ponte di Rialto per fare una strage e provocare così centinaia di morti: le intercettazioni degli inquirenti bastano da sé a seminare orrore e terrore. Grazie a un'operazione antiterrorismo congiunta di polizia e carabinieri è stata sgominata una cellula jihadista 'lagunare': tre persone sono state arrestate e un minore fermato dopo un blitz scattato questa notte in pieno centro a Venezia.

I componenti della cellula jihadista sono tutti residenti in Italia con regolare permesso di soggiorno.

Nel corso dell'operazione sono state fatte anche 12 perquisizioni in abitazioni tra il capoluogo, Mestre e Treviso. Lo stato di allerta è massimo visto lo scenario internazionale e dopo i fatti di Londra.

Blitz nella notte nelle abitazioni degli indagati

L'operazione è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo della Procura della città lagunare. Il blitz è scattato dopo un'indagine svolta dagli uomini del reparto operativo dei Carabinieri congiuntamente al personale della Digos di Venezia.

All'operazione hanno preso parte anche i Nocs della polizia di Stato e i Gis dei Carabinieri, il personale della Direzione centrale della polizia di prevenzione, unità cinofile dei carabinieri, il nucleo Artificieri della questura di Venezia e personale della polizia scientifica.

L'operazione è l'esito visibile di una complessa indagine condotta dal Reparto operativo del Comando provinciale di Venezia congiuntamente alla Digos della Questura di Venezia.

Gli arrestati erano osservati da diverso tempo: con lunghi e pazienti appostamenti, gli inquirenti avevano ricostruito le dinamiche relazionali, la radicalizzazione religiosa dei vari soggetti e i luoghi che frequentavano.

Delle 12 perquisizioni fatte, 10 sono state eseguite nel centro storico di Venezia, una a Mestre e l'altra in provincia di Treviso.

Apprezzamento per il lavoro svolto è stato espresso dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti.

Terrorismo alle porte di casa

Gli inquirenti si sono avvalsi di informazioni provenienti da fonti dell'intelligence e da ambienti carcerari sulla radicalizzazione di gruppi islamici balcanici. I kosovari che entrano a far parte di cellule teroristiche provengono da città che ospitano basi militari occidentali. In Kosovo ci sarebbero almeno 5 campi di addestramento dove i terroristi studiano il Corano e si allenano ad usare armi ed esplosivi.

I campi sono sorti intorno alla base Nato di Camp Bondesteel, la maggiore che esista fuori dagli Usa. E le 'scuole' del terrore kosovare continuano a fare proseliti accogliendo nuovi aspiranti miliziani dell'Isis di etnia albanese, malgrado la presenza di militari Nato.