A conti fatti, l’unica vera protagonista delle celebrazioni per il 60° anniversario dell’Unione Europea è stata la strategia della tensione. La Capitale d’Italia, sede storica della firma dei Trattati di Roma del 1957, si presentava in alcune zone completamente deserta. In certe piazze storiche del centro, poi, nemmeno le abituali frotte di turisti sono state fatte transitare. Blocchi stradali, blindati schierati, forze dell’ordine in tenuta antisommossa, elicotteri a volteggiare nel cielo per controllare strade tristemente vuote. Alla fine le ‘divise’ impiegate sono state circa 5000, non solo in funzione anti black bloc, ma anche per contrastare una eventuale emergenza terrorismo islamico.

I numeri delle manifestazioni

Il famigerato ‘blocco nero’ invocato a gran voce, quasi atteso con gioia, da alcuni membri delle istituzioni e dai Mass Media al seguito non si è fatto vivo. E così la copertura mediatica di un vertice per lo più ignorato dalla gente è passata praticamente sotto silenzio. Delle quattro manifestazioni previste e autorizzate, due sono trascurabili per numeri e contenuti. Le altre due, quella della destra sovranista e della sinistra di base, si sono rivelate tra le meno partecipate nella storia dei movimenti di piazza italiani. A Porta San Paolo, sede di partenza della temutissima marcia degli Eurostop, dove le sirene mediatiche si aspettavano la già trascurabile cifra di 8000 partecipanti, alle 14 e 30 non c’erano più di 1000/2000 persone (qualche coraggioso dice 5000).

All’arrivo in piazza della Bocca della Verità ne erano rimaste si e no un migliaio, e pure separate da un inutile e inopinato intervento degli agenti di polizia. Ignorate anche le giuste proteste degli organizzatori (sindacati di base, centri sociali, anarchici, Comunisti) per il blocco, con successivi fermi e controlli, di alcuni pullman provenienti dal nord-est con 150 manifestanti a bordo.

Ancora più desolante il colpo d’occhio del quartiere Esquilino durante la mattinata. Qui il cosiddetto ‘Polo sovranista’- formato da una ventina di sigle tra cui il Movimento Nazionale per la Sovranità di Gianni Alemanno e Francesco Storace – è riuscito a chiamare all’adunata anti Ue non più di 2000 persone a tenersi larghi.

Qualche negoziante di via Cavour, abituato a ben altre giornate di guerriglia, ha avuto pure il coraggio di abbassare la saracinesca del negozio, così come accaduto a Testaccio al passaggio dei ‘non-black bloc’.

Intanto, mentre fuori Roma era diventata il deprimente deserto descritto, nella sala degli Orazi e dei Curiazi in Campidoglio, sede del vertice, i 27 capi di Stato Ue (il 28esimo, la Gran Bretagna, se ne è andato sbattendo la porta della Brexit) firmavano una Dichiarazione congiunta di fronte ai flash di circa 1000 giornalisti, quasi più numerosi dei manifestanti. Presenti, oltre a mezzo governo Gentiloni, anche Romano Prodi, Mario Monti e Giorgio Napolitano. La nota di colore è stata rappresentata dal sindaco della Capitale Virginia Raggi nel ruolo di ‘pesce fuor d’acqua’ al fianco dei potenti d’Europa. Grandi assenti, infine, l’ex premier Matteo Renzi e il suo braccio destro Luca Lotti.