Oltre cento militari dell’Arma hanno dato seguito all’inchiesta antidroga, coordinata dai procuratori Giorgio Reposo e Mario Venditti e dal sostituto procuratore Ethel Matilde Ancona, che nel 2016 ha portato a 45 arresti e ha consentito di smantellare la cosiddetta “Gomorra di Vigevano”, una associazione mafiosa che si occupava di traffico di armi, estorsioni, rapine, incendi... Nella giornata del 21 marzo i carabinieri della cittadina in provincia di Pavia hanno tratto in arresto 20 persone, tutte in manette per spaccio di droga, e ne hanno indagato altre 23.

Dal blitz effettuato lo scorso anno le indagini non si erano mai fermate, in particolare per quel che riguarda lo smercio di hashish, marijuana e soprattutto cocaina tra la città ducale e la zona della Lomellina. Gli inquirenti hanno individuato i nuovi posti in cui si spacciava e e hanno colpito prima che l’associazione mafiosa diventasse forte. Questa costola dell’indagine è stata denominata “Coffe time” visto e considerato che tra spacciatori e clienti era usuale fissare un appuntamento e salutarsi dicendo: “ci vediamo tra 20 minuti per il caffè”. I minuti erano in realtà il numero di grammi di cocaina da consegnare.

Spaccio nelle attività pubbliche

Dove veniva consegnata la “roba”? In bar e pizzerie, anche se il centro nevralgico dell’attività di spaccio in città era tutta la zona adiacente a piazza Mercato.

Questo ha consentito ai carabinieri di Vigevano di localizzare in particolare due pizzerie, due bar e un pub nel centro città. “Il pub e i bar erano utilizzati per lo smercio della cocaina, in questo caso se ne occupavano anche i proprietari, mentre nelle pizzerie i pizzaioli, ad insaputa dei titolari dei locali, smerciavano marijuana”, hanno spiegato gli investigatori durante la conferenza stampa.

Enorme il volume d’affari che, stando a quanto riferito dagli inquirenti, “si aggirava sui 150-250 grammi di cocaina venduta ogni settimana”. Il prezzo della sostanza stupefacente era variabile tra i 70 e i 90 euro al grammo. La marijuana veniva venduta a 1.500 euro ogni mezzo chilo. Non era possibile prenotare piccoli tagli.

Tutto il denaro ricavato veniva “ripulito” e utilizzato per l’acquisto di armi, bar e auto di lusso o sportive di grossa cilindrata. L’indagine è partita da Vigevano ma, stando a quanto emerge dalle indagini, il gruppo criminale era composto da oltre 40 persone: fornitori, organizzatori, spacciatori (per lo spaccio all’ingrosso) e “cavallini” (per la vendita di droga al dettaglio).

Chili di droghe e armi

Dove si riforniva il gruppo malavitoso? I principali canali erano due, uno a Santa Maria la Versa, al cui vertice c’era un imprenditore edile albanese, e un altro nella provincia di Novara, in cui operava il socio in un’impresa di onoranze funebri. L'indagine che è sfociata nell’operazione “Coffe time” ha toccato anche altri comuni limitrofi a Vigevano: Garlasco, Gambolò e Mortara e, di conseguenza, altrettante attività pubbliche della zona.

La droga veniva nascosta in speciali sottofondi di vetture, in abitazioni di persone insospettabili, in alcuni magazzini in affitto, addirittura nelle bottiglie di bevande. Il giro mensile di spaccio rilevato in questa “seconda puntata” dell’indagine era di 20 chilogrammi di marijuana e circa 2 di cocaina. I carabinieri hanno anche sequestrato 3 chili di marijuana, 1 di cocaina e molto denaro contante. Durante la fase di riscontro dell’indagine, invece, erano state sequestrate 9 pistole, 1 fucile semiautomatico, 1 fucile a canne mozze, 1 fucile a pompa, 4 carabine a precisione ottica, 1 penna-pistola, 1 bomba artigianale, addirittura migliaia di cartucce e proiettili e passamontagna. Le armi erano tutte con matricola abrasa o provento di furti.