A 13 anni dalla scomparsa di Denise Pipitone, arriva la sentenza definitiva per l'indagata numero uno. Jessica Pulizzi, sorellastra della piccola, è stata prosciolta dalla Cassazione per l'accusa di concorso nel sequestro di persona; ciò significa che la donna non potrà più essere indagata per lo stesso reato. La delusione di Piera Maggio, madre della scomparsa, è immensa ma, nonostante tutto, non vuole arrendersi.

La sentenza

"Ennesima ingiustizia italiana". Con queste parole Piera Maggio, la madre della piccola Denise Pipitone, scomparsa nel 2004 da Mazara del Vallo (Trapani), ha commentato la sentenza della Cassazione che, in via definitiva, ha scagionato Jessica Pulizzi dall'accusa di aver preso parte al sequestro della sorellastra di appena 4 anni.

A distanza di 13 anni, dunque, l'insufficienza di prove a suo carico l'ha resa una donna libera, ma la madre di Denise, fortemente convinta della sua colpevolezza, non accetta l'assoluzione.

Secondo l'accusa, portata avanti dall'avvocato Giacomo Frazzitta, la prova regina del coinvolgimento della Pulizzi nel sequestro della bambina sarebbe data da un'intercettazione ambientale registrata proprio negli uffici della polizia dove Jessica e la madre erano in attesa di essere interrogate. In particolare, la ragazza avrebbe detto "Io a casa c'a purtai" che, tradotto in italiano, significa "Io la portai a casa". Questa frase sarebbe stata poi interpretata dagli inquirenti come un'ammissione di colpevolezza.

In particolare, secondo la ricostruzione dell'accusa, la Pulizzi avrebbe condotto Denise dal padre per verificare la sua identità ma, non trovandolo, sarebbe stata portata da altre persone.

Per Piera Maggio, che con coraggiosa ostinazione continua a non volersi arrendere, ora "è tutto da rifare". Anche se la donna e il suo avvocato sono costretti a rispettare una sentenza che non condividono, hanno il dovere di ripartire per cercare di capire quali siano stati gli errori commessi in questi 13 anni di indagini.

L'appello della madre sui social

La delusione e l'amarezza di una madre che non ha mai perso la speranza di riabbracciare sua figlia emergono dal messaggio che la donna ha postato sul suo profilo Facebook. Dalle sue parole, inoltre, emerge anche la grande forza che fino ad oggi l'ha sostenuta in questa lunga battaglia. Adesso che il processo contro Jessica si è concluso, gli inquirenti devono spiegarle che fine abbia fatto la sua bambina, perché non è possibile che si sia "volatilizzata nel nulla".

Piera Maggio continua il suo messaggio con un appello rivolto a tutti gli italiani, chiedendo loro di vigilare perché, se la sparizione di Denise non è stata organizzata da una faida familiare, allora significa che in Italia "ci sono ladri di bambini ancora in giro", e che quello che è capitato a lei potrebbe succedere a chiunque.

Le parole forti della donna risuonano anche come un invito rivolto a coloro che potrebbero sapere qualcosa ma che non hanno mai parlato, a togliersi "un macigno dalla coscienza dicendo la verità".