Eppure riguardo la questione nordcoreana Trump aveva detto più volte di "sperare in una soluzione pacifica". Vuoi per le continue esibizioni di muscoli del presidente americano, vuoi per l'attivismo militare messo in campo dal magnate, lo stesso che alimenta nei suoi sostenitori l'orgoglio nazionale sopito o reminiscenze lontane rispetto al "nemico da debellare", fatto sta che l'indice di gradimento del magnate residente alla Casa Bianca risale in questi giorni al 50%, mentre chi lo criticava sembra aver riposto per il momento l'ascia di guerra (almeno lui) davanti a l'oltranza del suo comportamento guerrafondaio, che riporta alla mente scenari di un passato che si credeva dimenticato.

Dopo lo sfoggio per molti "eccessivo" di virilità mostrato in Afghanistan, il presidente Donald Trump "ribadisce la sua posizione di invulnerabilità", questa volta servendosi di nuovo dei social come durante la sua campagna elettorale e utilizzando di nuovo twitter per postare l'indice di gradimento del popolo americano nei suoi riguardi: indice che aveva raggiunto il punto più alto dopo l'Inauguration day, ma successivamente era scivolato al 2%. Su Twitter il presidente Trump non ha preso occasione per delineare anche la situazione internazionale estera, dichiarando a chiare note che i "primi anni della sua presidenza hanno mostrato il fallimento totale degli ultimi otto anni di politica estera", e puntando così il dito sulla fallimentare amministrazione passata, soprattutto sulla debole imposizione degli Usa nei riguardi di eventuali nazioni "troppo ribelli"; nota che, purtroppo, stona con l'operato di Trump degli ultimi periodi: essersi circondato di collaborati del mitragliato Bush nel clima infuocato della campagna elettorale asserendo che l'ultima cosa di cui ha bisogno l'America è un altro Bush al comando.

Delle ultime quattro nomine infatti ben tre facevano parte del vecchio staff di Bush, primo su tutti John J. Sullivan (segretario di Stato) Marshall Billingslea (vicesegretario del dipartimento del tesoro), e infine Gilbert B. Kaplan (sottosegretario per il commercio internazionale). Una scelta che non trova d'accordo la stampa americana e allo stesso tempo evidenzia una mancanza di coerenza di Trump e la quale probabilmente rappresenta l'ennesima pagliuzza nell'occhio del suo fedele elettorato.

Trump: "soluzione pacifica, ma comportatevi bene"

L'escalation verbale dei contendenti nella delicata "questione nucleare" rappresenta pur sempre una guerra, seppure verbale. Nonostante le rassicurazioni di questi giorni provenienti dalla Casa Bianca, una per tutte quella del capo del consiglio per la sicurezza nazionale H.R.

McMaster, il quale ha elencato una serie di opzioni al fine di" evitare il peggio", la linea generale che sembra guidare i rappresentanti delle rispettive potenze belligeranti in ballo sembra quella del "predicare bene e razzolare male".

Dopo il coinvolgimento ormai innegabile della Cina, ribadito più volte da Trump con l'intento di smorzare i toni dell'acceso scontro dialettico, la situazione è precipitata in una preoccupante fase di "stasi irrequieta". Anche il portavoce del ministro degli Esteri di Pechino è stato chiaro sostenendo che bisogna necessariamente "tornare al tavolo negoziale e risolvere i problemi con i mezzi specifici". Intanto, rientrato dal resort di Mar-a-Lago, dove ha trascorso il week end di Pasqua, Trump si è astenuto dal commentare direttamente il fallito lancio del missile nordcoreano a Pyongyang, puntualizzando però nel solito tweet che anche la Cina adesso sta lavorando al fianco degli Stati Uniti "per risolvere il problema nordcoreano nel modo migliore possibile" In tutto ciò il Pentagono sembra minimizzare la questione, mantenendo tuttavia alta la guardia rispetto a ciò che viene considerato uno "schema di provocazione" per il quale si muoveranno presto in cerca di soluzioni.

Linea dura di Pyongyang, futuri test missilistici

La Corea del Nord non cede di un capello e rilancia sui futuri test missilistici. "Una guerra nucleare potrebbe scoppiare da un momento all'altro nella penisola coreana" ha dichiarato in modo piuttosto esplicito l'ambasciatore dell' Onu. Kim In Ryong non usa eufemismi parlando con i giornalisti al Palazzo di Vetro, puntando in un secondo momento il dito contro il comportamento scorretto e pretestuoso di un presidente guerrafondaio: "gli Stati Uniti stanno disturbando la pace e la stabilità globale, insistendo in una logica da gangster". Tenuto conto anche del fatto che il cosiddetto "pugno duro" di Trump nella questione nordcoreana non ha avuto l'esito sperato; la Corea del Nord afferma che continuerà regolarmente i test missilistici nonostante la condanna internazionale.

"Condurremo altri test missilistici su base settimanale, mensile e annuale" dichiara il viceministro nordcoreano degli Esteri, rivendicando il ruolo di baluardo della sua nazione contro le affermazioni intimidatorie provenienti dal Pentagono.

Pence in Sud Corea, "il mondo ha visto la forza del nostro presidente"

Sul fronte dello scenario sudcoreano ci pensa il vicepresidente degli Usa Mike Pence. Sbarcato a Seul con l'intento principale di rassicurare i sudcoreani, ha esplicitamente dichiarato che da parte di Washington è forte come non mai la volontà di proteggere il Paese alleato, senza tuttavia perdere l'occasione di intervenire sulla questione in modo deciso dopo l'insolenza di Pyongyang.

In un clima che prelude lo scontro ha apertamente dichiarato che "l'era della pazienza strategica è termina", sottolineando in un secondo momento la solidità della politica americana in merito all'alleanza bilaterale appena giunto con sua moglie alla base militare di Osan e partecipando alla funzione religiosa pasquale con il personale militare americano. Alla successiva cena con i soldati non ha perso occasione per ribadire ancora una volta la netta presa di posizione americana e la sua vicinanza con gli alleati:" Il nostro impegno verso questa storica alleanza con il coraggioso popolo sudcoreano non è mai stata così forte".

L'appoggio Cina. Cremlino e Pechino invitano alla diplomazia

Cavalcando le iniziative di Trump in Siria e in Afghanistan, Pence ha aggiunto che la Corea del Nord farebbe bene a non sfidare la forza e la determinazione dell'esercito statunitense, forte anche del fatto che i militari americani contano circa 2500 uomini in Corea del Sud.

In un secondo momento ha ribadito l'appoggio della Cina affinché usi le sue straordinarie leve al fine di fare pressione sul Nord affinché abbandonino una volta per tutte le armi.

Il Cremlino dal canto suo ha bocciato sin da subito le iniziative unilaterali del presidente Trump: una strada molto rischiosa" ha affermato il ministro degli Esteri Sergei Lavrov nella sua ultima conferenza a Mosca, rispolverando vecchie ruggini che per alcuni hanno il sapore della lontana "guerra fredda". "Non accettiamo le spericolate iniziative missilistiche di Pyongyang che violano i patti dell'Onu, ma questo non significa che si può violare il diritto internazionale". Ricalca lo stesso copione diplomatico anche Shinzo Abe davanti alla commissione parlamentare della Dieta, rimarcando il fatto che malgrado Pyongyang abbia scelto di mostrare i muscoli e il proprio arsenale militare, "è importante continuare a proteggere la pace tramite gli sforzi diplomatici e aumentare le sollecitazione per un maggior dialogo".