Sono passati ormai tre giorni da quanto il primo ministro del Regno Unito, Theresa May, ha notificato l'avvio formale a Bruxelles tramite apposita lettera delle procedure necessarie per dare il via alla Brexit. E oggi 1° aprile 2017 il presidente del Consiglio europeo (organo deputato a definire priorità e orientamenti politici generali dell'Unione Europea) Donald Tusk ha presentato sette pagine contenenti le linee guida per condurre le trattative sul divorzio da Londra. Linee guida che saranno in un secondo momento analizzate e discusse dagli ambasciatori e dai ministri Ue, per poi essere adottate presumibilmente il prossimo 29 aprile dai Capi di Stato.

Verrà poi trasmesso mandato ufficiale per negoziare il processo al francese Michel Barnier. Le trattative dureranno almeno due anni. Le istituzioni europee temono fortemente che la vicenda Brexit possa creare una delegittimazione progressiva del fronte comunitario e, proprio per questo, Donald Tusk ha voluto sottolineare con forza che nei negoziati l'Unione agirà come un unico blocco. Restare uniti è la parola d'ordine.

Gibilterra: il primo scoglio

I negoziati non hanno neanche fatto in tempo a prender vita che già è sorta la prima questione che sembra esser di difficile risoluzione. Gibilterra è un territorio d'Oltremare del Regno Unito. Si trova sulla costa meridionale della Spagna, all'estremità orientale dell'omonimo stretto che collega oceano Atlantico e mar Mediterraneo.

Un lembo di terra al centro di una disputa eterna tra Madrid e Londra. Fino a questo momento l'Unione Europea si era sempre chiamata fuori dal prender posizione in tale contesa; adesso, tuttavia, le cose sono cambiate. Il compito delle istituzioni di Bruxelles è quello di rappresentare al meglio gli interessi degli Stati membri.

E, proprio per questo, Tusk ha fatto sapere che da quando il Regno Unito non farà più parte dell'Unione, Madrid avrà a disposizione una sorta di veto. Senza il suo assenso, quindi, Gibilterra rischia di rimanere isolata, senza alcun legame con l'Unione. Una grana, questa, che non sarà facilmente risolvibile.

Pessimismo sulla sterlina

Diversi analisti finanziari concordano nel ritenere che la sterlina, sull'onda dell'effetto Brexit, potrebbe ritornare sotto i minimi dell'autunno 2016. Non che sia facile elaborare delle previsioni attendibili in tal senso, comunque. Fatto sta che oggi il tasso di cambio tra sterlina ed euro è di 0,86. Con un euro, quindi, si possono acquisire 86 centesimi della moneta britannica. Molto di più di quanto si potesse fare lo scorso anno (un euro era pari a 76 centesimi della divisa britannica). A conti fatti, la sterlina si è svalutata in meno di un anno di oltre il 13%. E di certo per il prossimo futuro non sono prospettabili scenari confortanti.