Si sente tradita; è arrabbiata ma anche allibita. Perché lui la chiamava mamma dopo che l'aveva 'raccolto' per strada e salvato dalla droga. Da 9 anni viveva in casa sua e fino all'altro giorno lo considerava come un figlio. Fino all'altro giorno quando sono arrivati i carabinieri del Ros ad arrestarlo.

Mouner El Aoual, 29 anni, il suo 'figlio adottivo' deve rispondere di attività finalizzata al terrorismo internazionale, istigazione a delinquere e apologia di reato aggravati. Margherita, la donna di 66 anni che con il figlio ha ospitato in casa sua l'uomo che poi si è scoperto si definiva il portavoce ufficiale dello stato islamico in Italia, che su Facebook promuoveva l'ideologia della jihad incitando a sgozzare i miscredenti e in chat dava istruzioni di combattimento agli aspiranti terroristi, è sconvolta e incredula.

E ora dice: Che Dio lo maledica.

Mouner El Aoual, il terrorista nei panni del bravo ragazzo

Per la procura di Torino è un soggetto estremamente pericoloso che progettava attentati in Italia. Per Margherita che con il figlio di cui era amico, l'ha ospitato, era un secondo figlio salvato dalla strada, da una vita allo sbando, dalla droga e riportato sulla retta via.

Nove anni fa, Mido, come era chiamato dagli amici mentre Leone era invece l'appellativo con cui i seguaci jihadisti lo chiamavano in chat per la forza delle sue invettive, arrivato in Italia da irregolare nel 2008, era senza documenti, dormiva per strada fuori dalla moschea, pativa il freddo, era disperato, e non aveva da mangiare. Mamma e figlio l'hanno voluto aiutare e lui è riuscito a conquistare la loro fiducia e a farsi voler bene.

Alla donna che chiamava mamma, diceva: mi hai salvato dalla droga.

Accolto in casa, ha avuto una stanza tutta per sé, pasti caldi, vestiti, dialogo e tanto affetto. E Mido ha 'ricambiato' indossando i panni del bravo ragazzo: ha aiutato i suoi nuovi familiari a fare un trasloco, faceva la spesa, portava il cane a spasso, col figlio della signora si comportava come un fratello condividendo amicizie, giochi, computer.

Della sua doppia identità Margherita, che ora si sente pugnalata alle spalle e tradita, non aveva mai sospettato.

La 'famiglia' italiana del terrorista era all'oscuro di tutto

Non sospettavano nulla, mamma e figlio che lo hanno benevolmente accolto in casa. Mai avrebbero immaginato che Mido era controllato dalle forze dell'ordine dal 2016, una volta scoperto che su Facebook diffondeva immagini di propaganda dell'Isis; mai avrebbero pensato che l'Fbi lo aveva segnalato all'Italia perché sul social network Zello in una chat con il nick name 'ibn dawla7', figlio dell'Islam, reclutava aspiranti terroristi e incitava alla jihad per azioni da compiere in Italia.

Spesso si chiudeva nella stanza che la mamma adottiva gli aveva ceduto e arredato, per dormire lei sul divano, e si metteva al computer. Margherita che aveva fiducia in lui, credeva giocasse alla playstation. Certo non lavorava, ma lei sperava che si sistemasse presto. Parlava a telefono con la mamma vera in Marocco e la promessa sposa ma non capiva cosa diceva. A volte Margherita l'ha visto piangere perché voleva tornare nella sua terra.

Mido che faceva il ramadan ma non andava in moschea diceva di avere rispetto per le altre religioni. Commentando in casa notizie di attacchi terroristici, era il primo a condannarli. Sembrava fosse sincero. Da un paio di settimane sembrava cambiato per via di opinioni più 'radicali'. Ma mai avrebbero pensato di avere in casa un terrorista. Ora la donna che gli ha salvato la vita, lo maledice e non vuole vederlo mai più.