La strage di Khan Sheikun, che politici e media occidentali hanno imputato al governo di Bashar al-Assad e che ha generato il raid punitivo statunitense, ricorda tanto i fatti di Sarmin del 2015. Lo afferma il professor Marcello Ferrada de Noli, presidente dell'organizzazione non governativa 'Medici svedesi per i diritti umani'. Nella circostanza citata, le inchieste messe in atto dalle apposite commissioni delle Nazioni Unite indicarono lo scarso fondamento delle prove fornite da Stati Uniti e Regno Unito. Anche allora il governo siriano era stato accusato di aver utilizzato armi chimiche contro la popolazione civile.

'Accuse tutte uguali e senza nessuna prova'

Secondo l'accademico svedese, intervistato dall'emittente russa RT, la campagna anti-Assad si sarebbe inasprita dopo la conquista di Aleppo da parte delle forze governative. "La propaganda occidentale contro il presidente siriano è cambiata - afferma - è diventata più forte, ma le accuse sono tutte uguali e non hanno alcuna prova a supporto". Il professor Ferrada de Noli cita il ministro degli esteri britannico, Boris Johnson, nella sua recente dichiarazione in cui sottolinea che "tutte le prove confermano che c'è Assad dietro l'utilizzo di armi chimiche". "In realtà - spiega - nessuno dei giornalisti che hanno raccolto le sue dichiarazioni ha chiesto quali siano queste prove. La maggior parte delle organizzazioni non governative e dei media occidentali fanno riferimento a presunti testimoni oculari, la cui attendibilità è molto discutibile. Nessuno ha filmato o registrato nulla ed è piuttosto strano, visto che sono state invece raccolte decine di immagini che documentavano le condizioni dei feriti ed i soccorsi a loro prestati".