Instanbul - Continuano a pervenire dati frammentari sul referendum costituzionale turco indetto per la giornata di oggi. Gli ultimi dati forniti dall'agenzia turca “Anadolu” offrono un quadro quanto mai confuso e che rispecchia a pieno la divisione interna del popolo turco sulla votazione odierna.

Con il 99,69% di schede scrutinate, il “Si” che almeno nelle intenzioni del presidente Recep Tayyip Erdogan avrebbe dovuto stravincere sul “No”, si attesta poco al di sopra del 51,22% delle preferenze.

Anche se ormai il suo trionfo è certo, nelle prossime ore potremo capire se il “Sultano”, com’è da sempre soprannominato il presidente turco, otterrà o meno quella vittoria elettorale che lo porterebbe ad avere poteri assoluti nel proprio paese.

Le opposizioni stanno già denunciando brogli e irregolarità ai seggi; nel corso della giornata è arrivata notizia che 8 persone, oppositori politici ricercati dopo il colpo di stato dello scorso luglio 2016, sono state arrestate mentre si recavano ai seggi.

Il principale partito di opposizione in Turchia, il socialdemocratico “Chp”, ha già reso noto che è pronto a contestare più del 37% dei voti espressi per presunte irregolarità.

Sono stati oltre 55 milioni i turchi chiamati al voto e recatisi alle urne avrebbero dovuto scegliere se approvare o rifiutare la nuova riforma costituzionale fortemente voluta da Erdogan.

È bene ricordare che al presidente basterà il 50% più 1 per avere l’approvazione da parte del suo popolo sul referendum; dai dati pervenuti impensabile è il recupero da parte del “No” e sembra quindi ormai certa la sua vittoria.

Cosa prevede il Referendum?

Ma cosa prevede la nuova riforma? Il Capo di stato verrà eletto direttamente dal popolo e acquisirà tutti i poteri finora detenuti dal Primo Ministro; grazie alla nuova riforma, avrà l’autorità per proporre nuove leggi e rimettere al Parlamento nuovi disegni di legge o chiedere modifiche ai precedenti.

Otterrà poi la funzione di poter nominare o destituire i vicepresidenti, ministri e ogni funzionario governativo, nonché il potere di emettere decreti legislativi su argomenti di competenza del governo.

Un potere quasi assoluto che in caso di messa in stato di emergenza del paese potrebbe aumentare ulteriormente, visto che il Presidente della Repubblica potrà proporre direttamente la sospensione o la limitazione di diritti civili e libertà fondamentali.

Il parlamento turco, di conseguenza, ne uscirà fortemente ridimensionato: perderà il suo ruolo di controllo su governo e presidente, potrà al massimo richiedere informazioni, indire riunioni per discutere le decisioni prese da esecutivo e Presidente della Repubblica ed infine perderà anche la possibile mozione di sfiducia.

La Turchia da domani potrebbe avere un parlamento senza poteri reali e un presidente a vita, visto che potrà essere rieletto per due mandati consecutivi di 5 anni ciascuno e avere un diritto di prelazione per ulteriori cinque anni.