La polemica politica, mediatica e giudiziaria esplosa a seguito delle dichiarazioni del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro circa i presunti rapporti illeciti tra ong e trafficanti di uomini, ha coinvolto anche la Chiesa cattolica. I sospetti di Zuccaro, rilanciati soprattutto da Luigi Di Maio del M5S, stanno lacerando l’unità vaticana. Il direttore della Fondazione Migrantes della Cei, monsignor Giancarlo Perego, parla di “polemiche strumentali”, mentre sull’Osservatore Romano (quotidiano ‘voce’ del vaticano) è apparso un articolo dal titolo emblematico di “Sulla pelle dei migranti”, in cui si invita la procura etnea a proseguire nelle indagini proprio per tutelare i diritti e la vita dei migranti.

Le dichiarazioni di monsignor Perego

Il primo a prendere posizione, all’indomani delle accuse di Zuccaro e Di Maio, è Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, diretta emanazione della Conferenza Episcopale Italiana (Cei). Il 24 aprile, sulle Agenzie di Stampa, Perego chiede che sia fatta chiarezza sulla vicenda, ma senza strumentalizzare il ruolo delle Ong e, anzi, proprio per salvaguardarne il lavoro. Il porporato teme che l’opinione pubblica italiana possa considerare il fenomeno migratorio come serbatoio del terrorismo in mancanza di chiarezza sul ruolo delle Ong. Poi, senza fare nomi, nemmeno quello di Di Maio, parla di “ipocrisia” e “vergogna” da parte di chi, a suo avviso, sta cercando di strumentalizzare la vicenda soltanto per fini politici, infischiandosene della vita di uomini, donne e bambini che rischiano di morire in fondo al Mediterraneo.

Perego chiede, al contrario, di “organizzare corridoi umanitari e ricollocamento dei migranti nel contesto europeo”. Intervistato poi il 26 aprile dall’Unità, il direttore di Migrantes loda l’impegno dell’ex premier Enrico Letta che aveva appoggiato l’operazione Mare Nostrum, sostituita ora solo dall’impegno insufficiente dell’Agenzia Ue Frontex, coadiuvata dalle Ong.

Alla posizione espressa da Di Maio, Perego oppone una visione del mondo che punta sulla “salvaguardia del diritto di migrare” perché, secondo la Cei, tutti gli uomini dovrebbero essere “liberi di partire e liberi di restare”.

La posizione dell’Osservatore Romano

A questa visione del mondo si contrappone, sorprendentemente, la posizione presa dall’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede stampato direttamente all’interno delle mura vaticane.

Con un articolo pubblicato il 28 aprile, l’Osservatore punta il dito sull’ennesimo “scandalo”, ovvero il fondato sospetto di una corruzione economica alla base delle operazioni di salvataggio messe in atto da alcune Ong. Il quotidiano vaticano cita Zuccaro e i suoi sospetti sui contatti tra gli scafisti libici e queste associazioni private, che starebbero utilizzando le loro imbarcazioni come “una sorta di taxi per fini tutt’altro che umanitari”. Il Vaticano paragona in pratica questa situazione con il business dell’accoglienza svelato da uno dei protagonisti di Mafia Capitale Salvatore Buzzi. L’appello alle istituzioni è quello di continuare a salvare vite, ma senza negare l’esistenza del problema sollevato da Zuccaro, continuando ad indagare sulla “provenienza dei fondi con i quali le Ong sostengono le ingenti spese per il mantenimento delle navi in mare”.