Tempi cupi, di contrizione e penitenza, per Whatsapp, almeno in Italia. L'app di messaggistica più famosa e frequentata al mondo, con un bacino di utenza di "appena" un miliardo di persone, è incappata nelle sanzioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato che dopo due istruttorie le ha appena comminato una salatissima multa di 3 milioni di euro. Motivo: una "furbata" per portare utenti dall'app al fratello maggiore Facebook, dal momento che sono entrambe di proprietà del bilionario informatico e imprenditore Mark Zuckerberg.

Dallo scorso 25 Agosto, infatti, con una notifica che informava delle novità sulla privacy, gli utenti sono stati obbligati ad accettare integralmente entro 30 giorni i nuovi termini di utilizzo della chat, ovvero la condivisione dei propri dati con Facebook.

Il tutto, secondo l'Antitrust è avvenuto in maniera scorretta e ingannevole perché è stato fatto credere che se non avessero aderito alle nuove condizioni, sarebbe stato impossibile per loro poter utilizzare ancora l'applicazione.

L'Antitrust indaga

L'Autorità garante della concorenza e del mercato, lo scorso Ottobre ha aperto ben due istruttorie per verificare se WhatsApp abbia violato il Codice del Consumo. La prima istruttoria ha verificato che con i nuovi termini di utilizzo la App comprata da Zuckerberg nel 2014 per 19 miliardi di dollari, gli utenti sono stati costretti a condividere i propri dati con Facebook facendogli credere in maniera ingannevole che altrimenti non avrebbero più potuto usare il servizio.

In questo modo, la App delle chiacchiere, delle barzellette e dei gruppi di ogni genere attivi 24 ore su 24, è diventata la "gallina dalle uova d'oro": una fonte infinita di dati, un pozzo da cui ricavare informazioni su gusti e inclinazioni di un numero imprecisato di utenti a cui poter propinare un'offerta pubblicitaria mirata che sulla App non c'è, ma non a caso su Facebook invece è prevista.

Chi era già utente, ha avuto la possibilità di accettare "parzialmente" le condizioni di utilizzo, potendo decidere di non voler condividere informazioni e dati con Facebook.

Punizione e penitenza per Whatsapp

La seconda istruttoria, ha accertato le modalità vessatorie dei termini contrattuali dell'app: se da un lato l'azienda veniva infatti scaricata da ogni responsabilità, dall'altro poteva senza motivo recedere il contratto unilateralmente e non consentire più all'utente l'accesso ai servizi.

Tra le clausole inique anche il diritto di introdurre modifiche dei termini di utilizzo senza indicare le motivazioni, anzi senza neanche informare l'utente, che comunque avrebbe avuto già difficoltà a leggere il contratto essendo scritto in inglese. Inoltre in caso di controversia, unici fori competenti indicati, due tribunali della California, riconoscendo come unica legge applicabile al contratto e alla controversia quella del paese Usa, ed escludendo di fornire rimborsi.

Un contratto, insomma, all'insegna dello strapotere del social sull'utente che ora gli costa una multa di tre milioni di euro. E per espiare la colpa la piattaforma, con la stessa modalità con cui ha vessato gli utenti, una notifica, dovrà informare gli utilizzatori italiani, dei provvedimenti che l'Antitrust ha preso e renderli noti nella propria home page. Un po' come facevano le maestre che obbligavano a scrivere cento volte sulla lavagna: sono stato cattivo.