Sono passati quasi trent'anni dalla morte di Donato "Denis" Bergamini, il calciatore del Cosenza scomparso secondo modalità piuttosto dubbie il 18 novembre 1989, la cui morte fa ancora discutere. La versione ufficiale narra di un suicidio per amore che, sin dalle prime ore, lasciò familiari ed amici piuttosto allibiti, dato che il giocatore emiliano - era nato ad Argenta, provincia di Ferrara nel 1962 - non era né depresso, né aveva mai manifestato intenzioni in tal senso. Anzi, Bergamini si trovava in una situazione particolarmente soddisfacente per ciò che concerneva la vita privata e la brillante carriera calcistica.

I dubbi dei familiari

In pochi credettero che veramente egli potesse aver messo fine alla sua vita, dopo una discussione con l'ex fidanzata calabrese Isabella Internò, gettandosi sotto le ruote del camion guidato da Raffaele Pisano sulla Statale Jonica. I motivi dei dubbi sono più che logici: lo stato del cadavere, che era praticamente indenne e con i vestiti immacolati, nonostante una corsa di 60 metri sotto le ruote di un camion carico; Bergamini non era più innamorato della Internò, anzi, aveva in corso una relazione molto seria, con una ragazza di Ferrara; la sua carriera, proprio quell'anno, dopo una stagione spettacolare, stava decollando e gli stavano arrivando proposte dalle maggiori squadre del Campionato italiano.

Insomma, Bergamini non aveva alcun motivo di suicidarsi per una lite con una ex a cui non era più interessato.

In questi anni l'attenzione dei media è sempre rimasta alta grazie alla trasmissione #Chil'havisto, che ha dedicato numerosi servizi allo strano suicidio, e al libro, dal titolo emblematico "Il calciatore suicidato", di Carlo Petrini, dove vengono sviscerate le numerose incongruenze riscontrate sin da subito, tant'è che in aprile il procuratore di Castrovillari, Eugenio Facciolla, aveva riaperto le indagini e richiesto la riesumazione della salma.In attesa delle nuove verifiche e delle nuove prove, uno degli amici di Bergamini, allora portiere del Cosenza, e uno dei più forti sostenitori della teoria del "suicidio forzato", Luigi Simoni, ha rilasciato oggi un'intervista ai giornali italiani in cui afferma che a suo avviso, la verità va cercata nella procedura di aborto che la Internò sostenne alcuni mesi prima, a Londra, del figlio del giocatore emiliano.

In sostanza, Simoni crede che l'aborto sia il fulcro di questa storia (in passato si era parlato anche di possibili contatti fra Bergamini ed esponenti della 'ndrangheta, per favori illegali richiesti su presunti trasporti di droga nelle trasferte, da Denis rifiutati). Forse la Internò, forse la famiglia, o forse qualcun altro vicino alla donna, non ha ben digerito l'interruzione di gravidanza volontaria e si è voluto vendicare sul calciatore, mascherando poi l'omicidio con un presunto suicidio, molto male organizzato.

Ci si augura che finalmente la verità venga a galla e che la famiglia Bergamini possa presto piangere la scomparsa prematura del loro congiunto avendo in mano quanto meno la verità sul calciatore che "fu suicidato".