‘Matteo Renzi persona informata dei fatti’ è il titolo del secondo paragrafo, capitolo 2, del libro Di padre in figlio, scritto dal giornalista investigativo del Fatto Quotidiano, Marco Lillo. L’inchiesta lunga circa 300 pagine tratta, come ormai noto grazie alla polemica politico-mediatica esplosa dopo la pubblicazione di alcuni estratti dell’opera, del rapporto della famiglia Renzi con il potere e, soprattutto, dell’inchiesta Consip che ha coinvolto, tra gli altri, anche Tiziano, il babbo di Matteo. Il contenuto dell’ormai famigerata telefonata tra i due, resa pubblica da Lillo grazie ad una fonte anonima tra gli inquirenti, oltre alle suddette polemiche, genera alcuni interrogativi importanti che, secondo il giornalista, dovrebbero e potrebbero portare ad un interrogatorio del segretario Pd da parte dei magistrati romani, divenuti titolari dell’inchiesta al posto di quelli napoletani.

Le ‘tre cose importanti’ dette da Matteo e di cui dovrà rispondere

Secondo Lillo, nonostante Renzi fosse probabilmente consapevole che il telefono del padre potesse essere intercettato (come sostenuto anche da Dagospia), l’imprudenza di chiamarlo quel 2 marzo 2017, vigilia dell’interrogatorio dell’indagato Tiziano negli uffici piazzale Clodio, potrebbe costargli una convocazione dai pm come ‘persona informata dei fatti’ per spiegare “quella conversazione in cui gli dice tre cose importanti”.

Ma quali sono queste “tre cose” così rilevanti? Vediamo:

  • Scrive Lillo che, dal tono e dal contenuto delle frasi pronunciate nella telefonata, si evince chiaramente che Matteo “non crede alla versione del padre” sul senso dei suoi incontri con l’imprenditore Alfredo Romeo, con l’ad di Consip Luigi Marroni e con il faccendiere ‘amico di famiglia’ Carlo Russo. Quelle sulla statua della Madonnina di Mejugorje per l’ospedale Meyer, dei pellegrinaggi organizzati con Russo e la negazione dell’evidenza sul fatto di avere effettivamente già incontrato Romeo (come testimoniato da Alfredo Mazzei, politico vicino alla Boschi), secondo Matteo sono tutte balle inventate dal babbo. Perché, si chiede Lillo, aveva tutti questi sospetti sul padre? Che cosa sapeva di quegli incontri?
  • “In passato la verità non l’hai detta a Luca e non farmi aggiungere altro”. L’autore del libro, il quale non ha dubbi, che quel ‘Luca’ corrisponda effettivamente a Luca Lotti, si chiede quando i due (Lotti e Renzi sr) si sarebbero incontrati, di cosa avrebbero parlato e, soprattutto, su quale argomento il padre avrebbe mentito all’amico del figlio. La circostanza “inquietante”, ricorda Lillo, è che, proprio l’attuale ministro dello Sport, è indagato per rivelazione di segreto di ufficio, accusato dagli ‘amici del Giglio magico’ Luigi Marroni e Filippo Vannoni.
  • L’ultimo dubbio ‘lilliano’ è sul misterioso incontro avvenuto all’hotel Four Season, verosimilmente nel 2012, con alcuni imprenditori, anche alla presenza della madre di Matteo, Laura Bovoli. Renzi intima al padre di non nominare la moglie, in modo tale da tenerla fuori da qualsiasi coinvolgimento nelle indagini. Ma, a parte questo, si chiede Lillo, che cosa era e chi ha organizzato quel “ricevimento”. Romeo e Russo erano presenti?

Renzi informato della fuga di notizie?

La circostanza che Renzi si mostri così sicuro che il padre gli stia mentendo circa i suoi incontri avvenuti per parlare dell’appalto Consip, unita alla quasi certezza (dell’autore) che Lotti, Vannoni, Marroni e persino ‘Billi’ Bargilli (ex autista del camper di Matteo, autore della telefonata a Russo in cui lo avvertiva di non contattare più il ‘babbo), sapessero dell’inchiesta in corso e delle intercettazioni, porta Marco Lillo a scrivere, a pagina 21, come sia “difficile credere che non sapesse anche l’ex presidente del Consiglio”.