Brutta vicenda in Sardegna, verificatasi all'interno di un carcere isolano, precisamente a Sassari, nel nord del territorio sardo, dove un uomo si è tolto la vita all'interno della sua cella. Il carcere in questione è quello di Bancali, una struttura nuova che, secondo i sindacati della Polizia Penitenziaria, non dovrebbe mai essere teatro di episodi cosi drammatici, che lasciano tutti basiti e senza parole.

Il suicida, originario di Olbia, aveva solo 43 anni

Tutti i tentativi effettuati dai compagni di cella e dagli agenti della Polizia Penitenziaria per rianimarlo e soccorrerlo, purtroppo, sono risultati vani, poiché l'uomo è stato trovato nella sua cella già privo di vita.

La triste notizia è stata comunicata dal segretario generale aggiunto dell'Osapp, una delle sigle sindacali che rappresentano i poliziotti penitenziari, che ha posto l'accento su alcuni punti salienti che dovrebbero far riflettere chi di dovere.

Secondo Domenico Nicotra, infatti, per realizzare la struttura di Bancali sono stati spesi tanti soldi ed investite risorse finanziarie che, a suo parere, hanno fatto sì che il penitenziario risultasse moderno ed efficiente. Il problema, per il segretario sindacale, risiede in altre criticità che già in passato erano state messe in evidenza ma che, purtroppo, come spesso accade, rimangono inascoltate dai responsabili e dalle istituzioni.

I problemi attuali si potrebbero risolvere con un cambio ai vertici, provvedendo alle sostituzioni del direttore del carcere e del comandante di reparto, considerati da Nicotra inadeguati a ricoprire questi incarichi, perlomeno presso la struttura sassarese, protagonista già in passato di episodi analoghi o di tentati suicidi.

Anche secondo Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione "Socialismo Diritti e Riforme", i penitenziari dell'isola non sono adeguati e, soprattutto, manca un certo tipo di sensibilità.

A suo giudizio, infatti, alcuni detenuti con disturbi psicologici o psichiatrici, derivanti da storie pregresse di varia natura, dovrebbero essere trattati in maniera differente, analizzando ogni singolo caso.

Solo così si può evitare concretamente che si verifichino gesti disperati e sconvolgenti come il suicidio. Purtroppo, sempre stando alle dichiarazioni della Caligaris, i direttori della case circondariali sono diventati dei pendolari perché hanno la responsabilità di più strutture e, di conseguenza, inevitabilmente si fanno carico di una serie innumerevole di problematiche difficilmente risolvibili per mancanza di tempo e attenzioni adeguate. Questa situazione dovrebbe essere risolta dal Ministero di competenza e dal Dap.