Grazie ad un'indagine iniziata nella primavera del 2016, gli inquirenti hanno scoperto un traffico di droga nel carcere di Poggioreale a Napoli. Com'è possibile che la droga riesca ad entrare in un penitenziario? Come risulta dalle indagini è stato utilizzato un espediente davvero singolare: scarpe con una suola particolare, progettate per nascondervi della droga. Sembra che un ruolo determinante sia stato svolto dalle donne, durante le visite di colloquio con i detenuti, stando ai risultati della complessa attività investigativa svolta dalla Procura di Napoli.

Determinanti sono state anche le intercettazioni ambientali e telefoniche che hanno aperto la strada alla scoperta sconvolgente. Agevolmente i criminali sono riusciti ad evitare i controlli della sicurezza. Subito sono scattati gli arresti tra la zona di Napoli, Casalnuovo e Velletri.

Hashish nel tacco della scarpa

Lo stratagemma adottato per l'introduzione dell'hashish nel penitenziario di Poggioreale è a dir poco romanzesco. In pratica le mogli e le madri dei detenuti, recatisi in visita in carcere, calzavano scarpe nel cui tacco era inserita la dose di droga. Le rilasciavano poi nel penitenziario, eludendo i controlli di sicurezza effettuati dagli agenti. Inoltre, con un giro di telefonate, le donne si organizzavano per le visite ai detenuti.

Le indagini sono state coordinate dal pubblico ministero Stefano Capuano e dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli ed hanno portato all'arresto di tre donne: Anna Improta, Anna De Luca e Raffaella Loffredo, parenti dei detenuti Domenico Farina e Vincenzo Mocerino.

La vicenda, davvero sconvolgente, ha scosso l'opinione pubblica a tal punto che si moltiplicano sul web i commenti degli utenti in merito non solo alla particolarità dello stratagemma utilizzato, ma anche alla partecipazione dei familiari dei detenuti, rivelatasi determinante per introdurre la droga nel penitenziario di Poggioreale.

Storie come questa, infatti, non si sentono tutti i giorni, anche perché molteplici e capillari sono i controlli di sicurezza effettuati nelle carceri dagli agenti di polizia penitenziaria, per cui non risulta facile introdurre elementi esterni, soprattutto sostanze stupefacenti come l'hashish. Se volete essere sempre aggiornati su notizie di cronaca nazionale e locale come questa, cliccate sul tasto 'segui' posto in alto all'articolo.