I cittadini di Visso non ce la fanno più. Il loro malcontento, stamattina, è sfociato in un atto di ribellione: hanno sfondato i sigilli che delimitano la zona rossa, e si sono riappropriati della loro piazza. Hanno affermato che Visso è casa loro e che, se sono potuti entrare i politici, allora possono farlo anche i cittadini. La manifestazione ha avuto luogo questa mattina dalle 10.40, ed è stata organizzata dai cittadini del comune devastato dal Terremoto e delle altre città circostanti colpite dal sisma, ovvero Castelsantangelo sul Nera, Preci e Ussita, che insieme hanno sottoscritto il cosiddetto "Patto della montagna".

I manifestanti erano circa 150, ed hanno cercato di entrare nella zona dichiarata a rischio, superando la barriera formata da finanza, polizia e carabinieri. Coloro che sono riusciti ad aggirare la limitazione, hanno formato un cerchio simbolico, tenendosi per mano mentre intonavano cori in cui inneggiavano ai loro paesi. Sono stanchi di aspettare che la città venga ricostruita, e minacciano atti di rivolta più incisivi, come l'ipotesi di bloccare l'autostrada sdraiandosi sulle carreggiate, o di manomettere l'acquedotto per dare uno scossone alla Regione. Vogliono che siano dati maggiori poteri ai sindaci dei paesi colpiti, per permettergli di prendere decisioni immediate senza attendere i tempi lunghi della burocrazia.

Alla protesta odierna ha preso parte il sindaco uscente di Ussita, Marco Rinaldi, che si è dimesso dopo essere stato indagato, mentre mancavano i primi cittadini degli altri comuni interessati.

Le proteste e le scosse continuano

Il motivo delle proteste risiede nell'estrema lentezza con cui si stanno rimuovendo le macerie dal centro cittadino, e con cui si sta programmando la ripresa della vita sociale nei comuni colpiti.

Sono passati 9 mesi, ma i resti del centro storico non sono stati ancora sistemati. Il malcontento, a Visso, è esploso fin dal gennaio scorso, quando i cittadini invitarono i politici a provare a dormire nelle roulotte durante il gelo invernale. Dopo il sisma di agosto e il successivo del 30 ottobre, gli sfollati erano stati costretti a rifugiarsi nei tendoni del campo sportivo, vicino ad un laghetto, ma le temperature erano precipitate sotto lo zero, e il freddo attanagliava coloro che vivevano nelle case.

Da non dimenticare, inoltre, che il mese scorso sono state registrate altre scosse di magnitudo 3.6, 4.1 e 4.3, che hanno provocato lo sgomento dei residenti già provati, e in attesa di riappropriarsi dei loro paesi. Purtroppo però, questa è un'area ad elevato rischio di terremoti, e sembra che lo sciame sismico non sia ancora terminato.