Il presidente Trump non finisce mai di stupire per le sue iniziative controverse. Ieri il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer (che tutti ricordiamo per l'infelice battuta su Hitler e le armi chimiche "non" utilizzate per uccidere cittadini tedeschi - come se gli ebrei tedeschi non lo fossero stati (sic) - quando cercò di spiegare il perché dei bombardamenti americani sulla Siria di Assad) ha dato l'annuncio inerente il Federal Bureau of Investigation, la più potente polizia federale del mondo. In pieno accordo con il Ministro della Giustizia Jeff Sessions, il presidente in persona ha deciso di licenziare il direttore, quel James Comey che aveva fatto tanto discutere durante la campagna elettorale fra Trump e Hillary Clinton.

Per molti - Democratici in testa - le dichiarazioni rilasciate da Comey ad undici giorni dal voto, che riaprirono le indagini sulle e-mail spedite dalla Clinton, sarebbero state determinanti per la vittoria del tycoon americano. Ecco perché ci si chiede come mai Trump abbia ora deciso di dare il benservito a colui che ne avrebbe agevolato l'ascesa.

La motivazione ufficiale, si legge nella lettera firmata dal presidente, è la seguente: "you are not able to effectively lead the Bureau" (non sei in grado di gestire in modo efficace l'incarico). La stampa statunitense, che sta battendo la notizia come una delle più importanti della giornata, esprime moltissimi dubbi sulla veridicità di tale affermazione.

Infatti tanti giornalisti delle più prestigiose reti nazionali - come l'ABC - stanno tracciando un curioso parallelo fra il comportamento di Trump e quello dell'ex presidente Nixon, quando licenziò il procuratore Archibald Cox, che stava investigando sullo scandalo Watergate, determinando poi le dimissioni del ministro della giustizia Elliot Richardson.

In effetti, l'ormai ex direttore Comey, di recente aveva parlato di un'inchiesta dell'FBI sui presunti aiuti che gli hacker russi avrebbero dato a Trump, infiltrandosi negli account di posta elettronica di diversi membri del Partito Democratico, fra cui la Clinton. I dati acquisiti sarebbero poi stati girati a WikiLeaks, che provvide a renderli pubblici a pochi giorni dalle elezioni americane.

Qualora l'ex dirigente dell'FBI avesse realmente riscontrato l'esistenza di un accordo fra il Cremlino e Trump, affinché quest'ultimo vincesse le elezioni, Comey avrebbe poi dovuto presentare una relazione al Congresso e, di conseguenza, all'opinione pubblica statunitense e mondiale, esattamente come avvenne nel 1974 con il Watergate di Nixon.