Choc in India dove a violentare le donne ci si mettono anche i "santoni". Una studentessa in legge di 23 anni ha quasi evirato un uomo, in odore più di criminalità che di santità, dopo 8 anni di abusi e tentativi di violenza sessuale. L'uomo che si proclamava santone, identificato come Gangeshananda Theerthapada 'Hariswami', di 54 anni, frequentava la casa della ragazza, nella capitale dello stato del Kerala, Trivandrum, abusando della fiducia accordatagli dalla famiglia e approfittando del fatto che il padre, a cui avrebbe dovuto portare sollievo e conforto spirituale, fosse a letto paralizzato.

Il santone è stato arrestato.

Il santone evirato dopo anni di abusi

I genitori della ragazza, una studentessa di legge, non solo si fidavano ciecamente di lui, ma lo veneravano come una divinità e lo consideravano una irreprensibile guida spirituale. Dal 2008 lo avevano accolto in casa. Ma secondo la denuncia che è stata presentata alla polizia, erano anni che la ragazza subiva violenze da parte del "santone". Erano cominciate da quando era minorenne. Nessuno della famiglia sospettava che il "venerabile" fosse un violentatore che contava sull'impunità grazie a minacce, condizionamenti psicologici, e credulità fideistica da parte dei genitori.

Ieri la misura è stata colma: di fronte a un nuovo tentativo di stupro, la ragazza si è armata di un coltello da cucina e ha aggredito l'uomo recidendogli il pene e lasciandolo in un lago di sangue.

Ricoverato in ospedale, il "santone" ha subito un intervento d'urgenza e ora si trova in condizioni stabili. La polizia sta indagando cercando di ricostruire i fatti. Intanto, dettaglio non irrilevante, il governatore dello stato del Kerala, Pinarayi Vijayan, si è schierato a favore della ragazza definendo coraggioso il suo gesto.

Prameela Devi, membro della Commissione delle donne dello Stato, ha espresso sconcerto sull'incidente e ha dichiarato che la ragazza è stata costretta a una reazione estrema dopo anni di molestie, sofferenze e umiliazioni.

La 'Bobbit' indiana, donne vittime 'vendicatrici'

La vicenda ricorda per qualche analogia il caso di cronaca accaduto nel 1993 dove protagonisti furono moglie, Lorena Leonor Gallo e marito, John Bobbit.

La sera del 23 giugno 1993 la signora Bobbit tagliò con un coltello da cucina il pene del marito mentre dormiva, e poi lanciò la parte amputata dal finestrino dell'auto. Dopo essersi resa conto di quello che aveva fatto, chiamò lei stesso la polizia che riuscì a recuperare la parte evirata che fu ricostruita chirurgicamente dopo nove ore di intervento. Emerse che il gesto era stato conseguente ad abusi e violenze subite dal marito. La Bobbit fu assolta per temporanea infermità mentale. Aveva agito dopo che il marito, tornato a casa ubriaco, l'aveva violentata e si era addormentato.