Secondo il The Guardian alcuni soldati dell'Isis si sarebbero fatti curare a Milano e Pescara fingendosi feriti di guerra libici. Con questa scusa riuscivano ad entrare in Italia, farsi curare nei nostri ospedali e poi sparire.

L'inchiesta shock del The Guardin è stata subito ripresa dal quotidiano fondato da Maurizio Belpietro, La verità. Gli affiliati dell'Isis riuscivano a sfruttare un corridoio umanitario attivo tra la Libia e l'Italia e da cui riuscivano ad approfittare di alcune falle nel sistema di sicurezza. Una volta raggiunti i nosocomi, si facevano curare e poi abbandonavano le strutture scomparendo tra l'Italia e alcuni Paesi europei.

Difficili anche da stanare grazie al fatto che usano documenti d'identità falsi, con cui hanno ottenuto assistenza sanitaria e libertà di movimento. Secondo il The Guardian il pericoloso Qais Bin Hamid sarebbe circolato liberamente per la città di Pescara, lui che era in compagnia del fratello, una delle menti per l'organizzazione e la gestione dei terroristi sul suolo italiano. Secondo lo stesso tabloid inglese, anche il pericolosissimo Arkam Bin Hamid si sarebbe fatto curare nella struttura abruzzese prima di lasciarla e far perdere le proprie tracce.

Resta alta l'attenzione dell'intelligence italiana su questi fenomeni legati all'Isis ed alla pericolosità di alcuni soggetti segnalati dalle varie agenzie di spionaggio mediorientali.

In un quadro complessivo molto delicato, ci si trova ora di fronte a minacce importanti da non sottovalutare. Come dimostrato in passato anche per gli attentati in Belgio e Germania, spesso questi terroristi sono arrivati insieme alla massa di immigrati salvati sulle coste italiane. Ricorderete senza dubbio l'immigrato siriano che aveva raggiunto l'Europa attraversando i Balcani, raggiungendo così l'Ungheria e da lì si era spostato in Belgio dove poi aveva compiuto un attentato.

Nonostante il grande impiego di forze in campo e di capitali, è diventato difficilissimo riuscire a scovare potenziali terroristi infiltrati. Spesso arrivano con documenti contraffatti o addirittura senza, non si riesce a schedare tutti e l'assistenza tra Paesi europei vacilla. La presenza di alcuni affiliati all'Isis nella città di Pescara rafforza l'ipotesi di basi logistiche ed appoggi già presenti nel nostro paese.