Lorenzo Fiato, dirigente di Generazione Identitaria, dopo il blocco di una settimana fa, ha annunciato: "Abbiamo in mente un'intera campagna in mare e stiamo raccogliendo i fondi necessari per la prossima missione che avrà bisogno di barche, capitani, macchine fotografiche, telecamere e molto altro"

Davide contro Golia, barca contro nave Ong

Davide contro Golia: hanno fatto il giro della rete le immagini della piccola imbarcazione del movimento che ha bloccato la nave Aquarius nel porto di Catania. L’obiettivo era quello di impedire alla nave di tornare sulle coste libiche a caricare nuovi migranti da far sbarcare in Italia.

Come aveva raccontato già a marzo il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, tra le imbarcazioni più operative nel Mediterraneo c’è appunto l’Aquarius della ong Sos Mediterranee che ha un costo di 11mila euro al giorno. Poi, ci sono altre navi come la Moas di Christopher e Regina Catrambone, organizzazione con sede a Malta, che ha addirittura costi per 400mila euro al mese. Costi enormi che non fanno altro che alimentare i sospetti sul business del trasporto e dell’accoglienza dei migranti in Italia.

Cos'è Generazione Identitaria

Contro questi traffici, dunque, si è svolta l’azione da parte del movimento sovranista nato in Italia nel 2012 e presente in altre nazioni d’Europa: “Abbiamo deciso di lanciare Generazione Identitaria anche nel nostro Paese dopo aver visto il video francese Declaration de Guerre e dell’occupazione del tetto della moschea di Poitiers” ci ha raccontato Lorenzo Fiato, dirigente di Generazione Identitaria.

“Gli attivisti del movimento francese - ha proseguito - decisero di occuparne la struttura come gesto di protesta verso il progetto della costruzione della più grande moschea d'Europa proprio lì dove era stata combattuta e vinta una delle più importanti battaglie della storia d'Europa: a Poitiers, infatti, Carlo Martello, re dei Franchi, nel 732 riuscì a ricacciare l'esercito arabo-berbero musulmano”.

Oggi, Generazione Identitaria ha dei nuclei in Francia, Italia, Austria, Germania, Belgio, Olanda, Slovenia e Repubblica Ceca, rendendo, dunque, quello degli identitari un movimento unico nel suo genere. “I primi anni per noi in Italia – spiega Lorenzo Fiato – sono stati più che altro dediti alla ricerca di persone e contatti utili per formare un movimento stabile.

Lo statuto è stato depositato ufficialmente due anni fa, e da allora abbiamo sempre lavorato con dedizione alle tematiche che trattiamo, come il multiculturalismo e l'immigrazione massiva”. Tra gli ideatori dell’azione nel porto di Catania, viene sottolineato come non risultino solo italiani, ma anche militanti tedeschi, austriaci, francesi e anche due giornalisti nord-americani.

L'idea del blocco navale anti-Ong

Perché, dunque, un’idea come il blocco navale? “Come movimento identitario – risponde Lorenzo – è nostro interesse operare dove si presentino grosse emergenze riguardanti le tematiche che trattiamo. E' da tempo che pensavamo di fare qualcosa riguardo al tema degli sbarchi, ma nessuna sezione europea da sola aveva le potenzialità di svolgere una grossa attività di questo tipo.

Allora ci siamo uniti ed abbiamo deciso di ispirarci alle attività svolte da Greenpeace e dalla Sea Shepherd in mare, ci siamo dunque organizzati e siamo partiti”. Tra gli obiettivi del blitz, c’è quello di alzare l'attenzione e mettere pressione sulla tematica delle Ong di cui si discute molto qui in Italia, e in Europa, “soprattutto in queste settimane – osserva il responsabile di Generazione Identitaria – anche grazie al lavoro che il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, sta svolgendo”. Poi, un altro obiettivo è puramente simbolico: “Con quest’azione vogliamo provare a svegliare le coscienze e dimostrare, attraverso il coraggio, che se con una piccola barca e quattro ragazzi siamo riusciti a rallentare una grossa Ong al porto, allora con barche più grandi ed un equipaggio più numeroso si può davvero rendere la vita difficile a tutte le Ong che ogni settimana trasportano illegalmente clandestini sulle nostre coste.

Non è vero che questa situazione è irreversibile, chi lo crede ha già perso, noi abbiamo deciso di metterci in gioco e dimostrare che attraverso l'attivismo si può davvero incidere concretamente sul piano reale”. E lo stop degli sbarchi a Taormina durante i lavori del G7 ne è una triste conferma.