Il pugno duro dell'Unione Europea contro la Siria di Bashar al-Assad. Nessuna apertura nei confronti di Damasco, al contrario la conferma delle sanzioni economiche che saranno prolungate di un altro anno, fino all'1 giugno 2018. Il provvedimento riguarda Assad in prima persona, tre ministri del suo esecutivo ed altre 236 persone vicine in qualche modo al governo, oltre a 67 enti di varia natura. Tra questi, i ministeri dell'interno e della difesa, la compagnia petrolifera nazionale e la banca centrale. Nessuno, in questa sorta di black-list, potrà avere rapporti con le istituzioni del vecchio continente.

Il Consiglio Europeo ha scelto questa strada perché "in linea con la strategia europea della Siria ed in reazione al permanere della violazione dei diritti umani nel Paese". Tra le conseguenze più forti per l'economia siriana c'è il blocco al commercio del petrolio verso l'occidente ed il congelamento del patrimonio della principale banca di Damasco che si trova in territorio UE. Nel contempo, Bruxelles si dichiara contraria ad una soluzione militare della crisi siriana. "Restiamo indirizzati ad una soluzione politica, nell'ambito degli accordi già esistenti da parte dell'ONU".

La risposta di Damasco

La risposta al provvedimento da parte del governo siriano è stata espressa da Riyad Haddad, ambasciatore di Damasco in Russia.

"L'UE conferma una politica unilaterale errata nei confronti della Siria e prosegue il corso dei suoi Stati membri radicali. In questo modo ne esce daneggiata tutta l'Europa - ha aggiunto - che viene privata di ogni ruolo positivo in Medio Oriente e nel mondo".