Una ragazzina di 19 anni del Punjab ha denunciato di essere stata vittima di uno stupro commesso da suo cugino, ma il consiglio del villaggio dove risiede anziché punire il giovane ha sentenziato la condanna a morte della giovane. Una vicenda assurda riportata da diverse testate giornalistiche di tutto il mondo, con la speranza che questo possa contribuire a fermare il boia.

Dallo stupro alla condanna

Secondo fonti di stampa indiane la ragazza si sarebbe recata alla caserma della locale polizia raccontando agli agenti di essere stata costretta dal cugino armato di pistola ad avere un rapporto con lui.

L'uomo l'avrebbe svegliata nel cuore della notte mentre dormiva in casa con i familiari e la 19enne non avrebbe dato l'allarme perché minacciata con l'arma. Ma il panchayat - ovvero il Consiglio del villaggio chiamato a giudicare - ha rigettato questa versione dei fatti, sostenendo che il rapporto si fosse consumato volontariamente.

Il potere del panchayat nelle comunità locali

Nelle aree meno sviluppate del Pakistan giudicare i reati commessi dai cittadini è compito dei "panchayat", ovvero una sorta di "consiglio del villaggio" competente per i reati commessi nelle comunità locali. Nei confronti del presunto aggressore non è stato assunto nessun provvedimento e, anzi, pare che questo sia stato tra coloro che hanno spinto il consesso a decidere per la pena capitale.

La sentenza del villaggio fortunatamente non ha valore legale a livello nazionale e ora che la ragazza è ospite di una struttura nella regione del Rajanpur può stare tranquilla. Ma se dovesse tornare al suo villaggio è possibile che qualcuno possa ucciderla, dando seguito alla condanna a morte espressa dal panchayat.

Il caso di Asia Bibi

La severità e l'irragionevolezza delle leggi pakistane sono già note all'opinione pubblica occidentale a causa del caso di Asia Bibi, una donna pakistana di religione cristiana cattolica che nel 2010 si è vista condannare a morte per blasfemia, accusata di avere offeso Maometto. Tra l'altro sulla veridicità delle accuse mosse contro di lei ci sono forti dubbi.

Il caso all'epoca suscitò grande clamore e le pressioni dei governi e dell'opinione pubblica occidentale indussero il governo pakistano a non dare seguito all'esecuzione della condanna a morte e riaprire il processo a suo carico. Tuttavia a sette anni di distanza dalla sentenza Asia Bibi è ancora reclusa ed i tempi per ottenere l'udienza che potrebbe stabilirne una eventuale liberazione sono molto lunghi.