Una delle prime cose che Donald Trump compie la mattina, come una specie di rito, è quella di collegarsi al suo account Twitter ed esprimere la sua visione sul mondo. Non è certamente l'unico, ma i suoi non sono tweet qualunque essendo il presidente degli Stati Uniti. I social network oggi hanno assunto un ruolo cardine anche nella politica e Trump è certamente il presidente più 'social' della Storia. Lo stesso ha anche affermato che senza Twitter, probabilmente, non sarebbe presidente. Ad allargare le braccia in questo caso è Evan Williams e nemmeno questo è un parere qualunque, trattandosi nello specifico del 'papà' della nota piattaforma social, nonché creatore di Blogger e Medium.

"Se è così, mi scuso", ha commentato Williams in un'intervista rilasciata al New York Times, ma non è altro che una piccola parte delle sue dichiarazioni negative circa quel mondo virtuale che ha fatto le sue fortune e che, adesso, lui stesso definisce "un pericolo".

La Rete che favorisce gli estremismi

Secondo Evan Williams, pertanto, "Internet non funziona più e le cose peggiorano di giorno in giorno". Il riferimento non riguarda solo Twitter, ma compie un giro a 360 gradi. "Twitter è ormai preda di orde di troll - afferma - mentre Facebook viene addirittura utilizzato per trasmettere omicidi in diretta. Tutta la Rete viene ormai usata per diffondere 'fake news' con una rapidità incredibile. Eppure ero convinto che dare la possibilità a tutti di esprimersi liberamente sarebbe stato un bene, invece è stato un errore".

Secondo Williams, "Internet favorisce gli estremismi e questo avviene, purtroppo, perché siamo esseri umani e non tutte le persone sono perbene. Facendo i dovuti paragoni, quando nella vita accade un incidente o un fatto grave sono tante le persone che si fermano per vedere. Internet oggi è questo, le persone vogliono vedere contenuti estremi e postano in tal senso.

La società è composta in modo che le persone siano separate, le une dalle altre, da porte con serrature. Noi abbiamo pensato ad un mondo senza serrature ed abbiamo sbagliato". I colossi del web si stanno comunque adoperando per porre un freno a questi fenomeni di diffusione capillare, iniziative come i nuovi algoritmi di Google che segnalano esiti delle ricerche 'poco appropriati' o le nuove assunzioni di personale, da parte di Facebook, con il compito di un monitoraggio più attento dei contenuti. "Siamo al lavoro per risolvere questa situazione, ma ci vorrà parecchio tempo", conclude Evan Williams.