Secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero della Salute, sono circa 60mila i randagi presenti nel territorio Siciliano, un numero che purtroppo conta una buona percentuale complessiva a fronte della densità nazionale.

Per far fronte al problema del RANDAGISMO esistono varie normative. In primis ricordiamo 281 del 1991, cioè 'la legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo', nata con lo scopo di tutelare gli animali di affezione e condannare qualsiasi atto di crudeltà, maltrattamento e abbandono .

Anche a livello regionale vi è una apposita normativa, ovvero la legge regionale del 3 Luglio 2000 n° 15, con la quale si è istituita l'anagrafe canina e contiene anch'essa norme di ispirazione nazionale emanate a tutela degli animali di affezione e prevenzione al randagismo.

Perché il fenomeno del randagismo è molto più presente nel Meridione?

Se è vero che esiste una corposa normativa che dovrebbe contrastare il fenomeno del randagismo, non vi è stata una concreta risposta alla sua applicazione in Sud Italia come invece è avvenuto nel nord della Penisola.

Appurato che il problema non è individuabile in una lacuna normativa, molto probabilmente un deficit va individuato nelle istituzioni che dovrebbero applicare le leggi. Insomma come si usa dire 'la legge c'è ma non viene applicata'.

Le istituzioni, infatti, non sono idoneamente preparate a fronteggiare il fenomeno del randagismo. Si segnala un'efficienza che le porta a non collaborano con la popolazione.

Un'altra causa del forte divario tra nord e sud in tema di randagismo è individuabile nell'assenza di cultura del rispetto degli animali.

Una cultura poco radicata nelle regioni meridionali e che porta gli animali a non essere abbastanza tutelati. Infatti le statistiche evidenziano che è nel sud che non si microchippano gli animali d'affezione, non si sterilizzano e purtroppo i dati ci dicono pure che, purtroppo, è sempre nel sud che gli abbandoni sono maggiori.

Se è vero che il grado di civilizzazione di un popolo lo si può evincere anche da come tratta un essere in difficoltà, allora serve una risposta concreta e immediata, risposta che viene fornita il più delle volte dalle associazioni di volontariato e dalle volontarie autonome.

In Sicilia, ad esempio, in risposta all'assenza delle istituzioni sono presenti numerosissime associazioni di volontariato sia locali che nazionali come ad esempio l'Ente Nazionale Protezioni Animali (ENPA) o ancora l'OIPA e tante altre tutte appositamente iscritte nell'apposito albo regionale delle associazioni per la protezione degli animali contenuto all'articolo 19 della legge regionale prima detta.

Quale può essere una azione concreta per fronteggiare il fenomeno dilagante del randagismo?

Lo abbiamo chiesto alla delegata ENPA operante nel pesino siracusano di Canicattini Bagni, Enza Oddo, la quale ci ha spiegato che solo un cospicuo controllo sul territorio può fronteggiare il fenomeno. Secondo la volontaria, dovrebbe essere finalmente attuato il censimento previsto nella normativa regionale, e sanzionare tutti coloro i quali non hanno microchippato il proprio animale di affezione. La sterilizzazione, continua la Oddo, è essenziale in una zona in cui l'estate consegna cucciolate di randagi che se sopravvivono, sono comunque condannati ad una vita di stenti.

Nonostante tantissimi cani siano stati tolti dalla strada e consegnati, previo controlli preaffido molto scrupolosi, a famiglie che li hanno adottati per la vita, i volontari da soli non possono essere la solo risposta ad una realtà così vasta. Una goccia nell'oceano che però diventa un mare solo con la collaborazione tra i cittadini, le istituzioni e i volontari!