Era il 1946. Recandosi alle urne gli italiani dovevano ancora camminare sulle macerie di un paese in ginocchio. L'italia usciva dall'incubo della guerra e dal terrore di un'occupazione nazifascista che aveva minato le prospettive di vita della popolazione. Nonostante tutto, alla nazione di Leonardo Da Vinci era richiesto ancora uno sforzo: scegliere tra la Monarchia o la Repubblica (e dunque mandar via il Re Umbero II), proiettandosi nell'incertezza del nuovo, ma anche nella speranza di un domani migliore.

2 giugno, da Einaudi a Mattarella

Era infatti necessario creare uno Stato che garantisse, dopo la Liberazione, i diritti di tutti i cittadini, provati dall'esperienza sempre tragica del conflitto.

Ricostruire un paese non è solo questione morale, ma un dovere dell'uomo come essere sociale. Quell'anno, che aveva cambiato non poco le sorti del nostro paese (consentendo prima di tutto alla donna finalmente di votare) ricorre con la celebrazione dell'attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Milite Ignoto, proprio come nel 1948 fece per la prima volta l'allora Presidente eletto della Repubblica Luigi Einaudi.

1946: l'Italia verso il referendum

Dopo la Liberazione del 25 aprile, in Italia teneva banco la "questione istituzionale Monarchia-Repubblica". L'Italia era un paese appena liberato dall'occupazione nazifascista. Una Liberazione che oggi è vissuta come una "grande festa nazionale", ma che ricorda anche una delle peggiore pagine della storia italiana, con un paese diviso tra partigiani e fascisti che, da lì in poi, avrebbero dovuto rendere conto del loro operato non sempre esemplare e di vent'anni di ferreo regime.

Il referendum e l'addio alla Monarchia sabauda

Tuttavia, è proprio a partire da quel 25 Aprile del 1945 che si apre la strada che avrebbe condotto verso la nostra attuale Repubblica Italiana. Allora, al referendum vinse la Repubblica, con il 53,4%, contro il 45,7% della Monarchia. Una vittoria non nettissima, che infatti determinò anche scontri tra i sostenitori delle opposte fazioni per un lungo periodo anche dopo il voto, e che sancì l'allontanamento definitivo del Re Umberto II di Savoia dall'Italia, ponendo contemporaneamente fine anche al dominio dei Savoia sul Regno d'Italia, iniziato nall'anno dell'Unità, il 17 marzo del 1861.

La Repubblica Italiana è nata: la prima "celebrazione" del 1948

Si tenne il 2 giugno del 1948, la "prima festa della Repubblica Italiana". Precisamente a Roma, in Via dei Fori Imperiali. La cerimonia prevedeva, proprio come adesso, il passaggio in rassegna delle Forze Armate in onore dalla Repubblica durante la cerimonia tenuta a Piazza Venezia, precisamente davanti al Vittoriano, e la deposizione della corona d'alloro da parte dell'allora Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi al Milite Ignoto.

Negli anni, anche la Festa della Repubblica Italiana subì alcune variazioni. Ad esempio, causa un grave crisi economica, negli anni settanta venne spostata alla prima domenica di giugno, eliminando il cosiddetto "giorno festivo". Solo con Carlo Azeglio Ciampi, nel 2001, la festa della Repubblica ritornò alla sua forma originale, restando un giorno di festa per i lavoratori di tutta Italia.

Mattarella: "Cammino verso la libertà e la democrazia"

Oggi come allora, il presidente della Repubblica Mattarella è invitato a rinnovare la scelta che nel 1948 mosse la voglia di ricostruzione dei milioni di italiani che decisero per la Repubblica. Proprio come tradizione vuole, il Capo dello Stato ha preso parte alla parata che si è tenuta presso i Fori Imperiali.

Mattarella era giunto nei pressi dell' Altare della Patria, per la cerimonia al Milite Ignoto, accompagnato dal ministro della Difesa Roberta Pinotti. Insieme a loro anche il capo dello Stato maggiore della Difesa, Claudio Graziano. Tra gli altri, a ricevere Mattarella sulle scale del Vittoriano c'erano anche il Presidente del Senato, Piero Grasso e il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

Il pensiero del Presidente Sergio Mattarella nel "settantunesimo anniversario della nascita della Repubblica", si è rivolto principalmente "agli uomini e alle donne delle nostre Forze Armate", che ci guidano quotidianamente "lungo il difficile cammino del nostro paese verso la libertà e la democrazia". Un messaggio che Mattarella ha indirizzato al capo di Stato maggiore della difesa Claudio Graziano.

Infine, un appello a tutti gli italiani, quello di raccogliere "l'eredità impegnativa" dei nostri padri: un appello deciso, rivolto soprattutto alle future generazioni, perché non dimentichino, nonostante tutto, "i valori che ci hanno uniti il 2 giugno del 1946".