Andrea Juvara, medico anestesista di 47 anni, è stato trovato morto nella sua abitazione di San Martino di Rosignano ieri mattina. Era immerso in un lago di sangue e su un lato del corpo c'erano evidenti segni di un'arma da taglio. Dopo una giornata di indagini frenetiche, gli investigatori hanno fermato un collega della vittima, di cui per il momento si conoscono solo le iniziali, A.M., e che, dopo un lunghissimo interrogatorio, avrebbe confessato l'omicidio. Il motivo del folle gesto, secondo quanto si è potuto apprendere, risiederebbe nella rivalità sul posto di lavoro per una posizione o una promozione contesa tra i due.

Il medico killer sarebbe ora in stato di fermo con l'accusa di omicidio volontario.

Ciò che ha permesso al Pubblico Ministero, Roberta Brera, della Procura della Repubblica di Vercelli, di inchiodare l'omicida alle sue responsabilità è stato il ritrovamento di alcune macchie di sangue sul cancello dell'abitazione della vittima, che dopo i dovuti riscontri da parte della polizia scientifica, sono state attribuite proprio a A.M.

I dettagli del delitto dell'anestesista

Andrea Juvara ieri mattina non si era presentato al lavoro, come suo solito, di buon mattino. E non aveva dato comunicazioni o avvisi che non sarebbe venuto. Di conseguenza, intorno alle 9, i colleghi avevano provato a mettersi in contatto con lui attraverso il cellulare.

Ma questo squillava ininterrottamente senza risposta. Quindi sono andati a cercarlo direttamente a casa. A scoprire il cadavere, immerso in una pozza di sangue nella camera da letto al primo piano della casa, è stata la fidanzata dell'anestesista, anche lei allarmata dai colleghi del medico che l'hanno chiamata per avere notizie.

I riscontri delle indagini svolte

Sul luogo del delitto sono immediatamente intervenuti i sanitari del 118 che non hanno potuto fare altro che constatarne l'avvenuto decesso. Dopo l'arrivo dei militari dell'Arma di Casale sono arrivati anche gli uomini del Ris per i rilevamenti scientifici ed i colleghi del Nucleo investigativo di alessandria, con appunto la pm Roberta Brera che ha coordinato le indagini che hanno portato all'arresto ed alla confessione di A.M.

In effetti dalla dinamica dei fatti e dai riscontri del Ris l'ipotesi più accreditata, e che poi si è dimostrata vera, era quella dell'omicidio. La prova finale l'hanno data le analisi effettuate su alcune macchie di sangue trovate sul cancello dell'abitazione della vittima e che si sono rivelate essere proprio di A.M.

Ora gli inquirenti vogliono approfondire il movente dell'omicidio che, secondo una prima ricostruzione, sarebbe da attribuire a discordie e rivalità di carattere professionale.