Doveva compiere 21 anni ad agosto Christian Belotti, il ragazzo affogato ieri nel tardo pomeriggio, forse dopo essersi tuffato nel fiume Ticino per un bagno rinfrescante tra i boschi, in zona Ronchi, alla frazione Sforzesca di vigevano (Pavia), sotto gli occhi della sua ragazza. In quell'ambiente sulle sponde del fiume, non c'erano solo loro due, ma un "esercito" di almeno un migliaio di ragazzi, alcuni arrivati già nella notte tra venerdì e sabato, da Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto, ma anche da Spagna, Olanda, Francia e Austria per partecipare al rave party iniziato nella mattinata.

Un grande raduno di quelli che vanno avanti a oltranza, anche per giorni, e dove i ragazzi bevono, ballano e spesso si sballano. E anche dopo che è stato recuperato il corpo del ragazzo, la festa è andata avanti lo stesso fino ad oggi.

L'allarme e il recupero del corpo del ragazzo, ma il rave continua

A dare l'allarme intorno alle 19 e 45 di ieri, alcuni amici che in pochi istanti hanno visto il ragazzo originario di Mapello, in provincia di Bergamo, in difficoltà, prima sbracciarsi, poi sparire nel fiume. Ancora non è chiaro se volontariamente si sia voluto gettare in acqua per rinfrescarsi, o se sia caduto accidentalmente. Di fatto, è stato trascinato via dalla corrente. E dall'acqua, purtroppo, è uscito solo da morto, recuperato circa un'ora dopo dai sommozzatori dei vigili del fuoco.

E' stato chiamato il 118, ma i soccorsi sono stati inutili. Trasportato con l'elisoccorso all'eliporto della Brughiera, il corpo del ragazzo è stato infine portato all'obitorio dell'ospedale di Vigevano. Ai carabinieri, la sua ragazza sotto choc, ha detto che forse aveva fatto uso di droghe. Ma solo gli esami tossicologici potranno dare una risposta.

Intanto i militari della compagnia di Vigevano indagano per capire se il ragazzo abbia fatto uso di droghe prima di finire nel fiume, e nel caso affermativo di che tipo, e se le abbia comprate sul posto e da chi.

In segno di lutto, gli organizzatori avevano annunciato che avrebbero annullato il rave. Ma mentre in serata centinaia di ragazzi avevano cominciato ad andarsene, tanti altri, ignari dell'accaduto, continuavano ad arrivare con il risultato che il rave di fatto non si è mai fermato ed è continuato anche oggi.

Un raduno molto temuto

Nonostante sia un'area protetta, tutta la zona è stata presa d'assalto da macchine, motorini, camper e roulotte. Già nel pomeriggio di sabato erano arrivate 500 persone. Ma ce ne erano già un'altra metà sul posto. A controllare gli accessi, c'erano forze dell'ordine, carabinieri e polizia locale, protezione civile, guardie del Parco Ticino, e vigili del fuoco che sono riusciti ad impedire che altri veicoli raggiungessero la zona. E così alcuni partecipanti hanno dovuto proseguire a piedi. Sul posto c'era un'ambulanza della Croce Rossa per garantire il servizio di emergenza permanente.

'Basta rave party'

Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei diritti", associazione a tutela dei cittadini, con un comunicato pubblicato oggi sul sito dell'organizzazione, chiede che per evitare tragedie come quella di ieri sera, questi eventi siano bloccati sul nascere.

Può farlo, a suo dire, la polizia postale dal momento che l'annuncio dei rave viene fatto dagli organizzatori quasi sempre on line. Una volta individuati gli organizzatori, la polizia postale può inviare segnalazioni alle autorità locali perché fermino eventi di massa non autorizzati.