Gli attentati a Manchester, Londra e Parigi dimostrano che non si può parlare solo di cani sciolti o lupi solitari. Esiste una filiera organizzativa anche se non è strutturata a livello gerarchico con trasmissioni di ordini di tipo militare a forze operative sul campo.

L’obiettivo tattico

L’Isis, a rischio di sconfitta a Mosul e Raqqa, decentra le attività terroristiche e invita alla mobilitazione integralista islamica contro i “crociati” in Occidente investendo i passanti e aggravando l’effetto con l’uso di armi rudimentali come coltelli da cucina o martelli.

Il massimo clamore con minima spesa consente uno stillicidio di attacchi come forma di pressione psicologica per non farci sentire al sicuro e stravolgere la nostra vita.

Un’arma indiretta nelle mani degli integralisti è la paura percepita e scatenata all’improvviso, com’è avvenuto in piazza San Carlo a Torino, dove un probabile falso allarme terroristico ha provocato un fiume in piena di fuggiaschi, circa 1.500 feriti nella calca e una strage sfiorata.

Lo scopo strategico

L’obiettivo è sottometterci all’Islam salafita ricattandoci con la minaccia di proseguire gli attentati. L’aggressione ai poliziotti davanti alla cattedrale di Notre Dame a Parigi indica due bersagli privilegiati: chi indossa una divisa, simbolo della repressione “crociata”, e una cattedrale di rilievo internazionale, luogo di culto cristiano per eccellenza, e quindi di grande impatto mediatico.

Risposta a più livelli

Coordinamento internazionale antiterrorismo, ancora carente, e prevenzione sono pilastri della strategia contro l’integralismo. A questo riguardo, ci sono paesi come il Marocco che infliggono la reclusione fino a tre anni per i foreign fighters che tornano dalle parti di Rabat e i servizi di sicurezza lasciano poco spazio di manovra ai radicalizzati noti alla polizia perché schedarli e controllarli saltuariamente non serve a nulla.

Il multistrato piramidale della società islamica in Europa

La cooperazione d’intelligence, unita a espulsioni, neutralizzazione rapida dei terroristi, argine alla propaganda integralista sul web, agenti infiltrati nelle loro cellule e filiere d’appoggio, sono essenziali perché la polizia belga ha confermato già nei mesi scorsi che in località come Molenbeek, alla periferia di Bruxelles, la rete dei fiancheggiatori è più ampia del previsto.

Le zone periferiche sono il simbolo dell’integrazione fallita perché si tratta di quartieri dove domina l’insegnamento della sharia più che le leggi occidentali. E’ una struttura simile a una piramide che presenta al vertice i terroristi sostenuti da un substrato esteso di complici, simpatizzanti, predicatori radicalizzati, reclutatori via internet e nelle carceri.

Il substrato dell’integralismo condiziona l’islam moderato

La piramide mostra anche un terzo substrato al quale appartiene l’ampia fetta di musulmani che rifiuta le leggi occidentali e propugna l’instaurazione della sharia. Molti immigrati di seconda o terza generazione cercano punti di riferimento che diano senso a un profondo vuoto esistenziale e sono affascinati dalla radicalizzazione islamica più dei loro genitori.

Le statistiche inquietanti

Un recente sondaggio dell’università di Münster ha dimostrato che il 32% dei tre milioni di turchi residenti in Germania desidera sostituire le leggi tedesche con quelle della sharia e ben il 47% non si ritiene obbligato a rispettarle. Secondo i dati pubblicati dal Gateston Institute oltre 100.000 musulmani britannici si dichiarano favorevoli al terrorismo suicida, solo il 34% è disposto a denunciare alla polizia gli integralisti e il 31% invoca la legalizzazione della poligamia.

Aspettative da soddisfare

Il quarto livello della metaforica piramide presenta i musulmani disposti a integrarsi, ma faticano a emergere perché sono spaventati dall’aggressività integralista e confusi dalla tolleranza europea verso moschee radicalizzate o tribunali islamici con giurisdizione autonoma.

Di conseguenza, non comprendono se gli europei reagiranno in modo decisivo a livello politico, militare e culturale o accetteranno la sottomissione limitandosi ai dibattiti e a raduni in piazza dopo ogni strage.