Un tragico caso di morte annunciata che poteva essere evitata se non avesse prevalso l'inerzia dei magistrati. Per una volta, sotto processo sono finiti proprio loro: il tribunale civile di Messina ha condannato 2 pubblici ministeri per dolo e colpa grave: 10 anni fa non misero in atto tutte le misure in loro potere per fermare un uomo violento, Saverio Nolfo, che a Palagonia in provincia di Catania uccise la moglie, Marianna Manduca. La donna aveva presentato ben 12 denunce, rimaste lettera morta. Ora la sentenza del tribunale di Messina riconosce l'inerzia nella condotta dei pm che costò la vita alla donna, e li ha condannati a risarcire i tre figli.

I fatti

Il 4 ottobre del 2007 a Palagonia, Saverio Nolfo, disoccupato e tossicodipendente, uccise sua moglie Marianna Manduca, che a 32 anni era la mamma dei suoi tre figli, lavorava come geometra presso uno studio privato portando a casa lei sola lo stipendio. Dopo averla aggredita e minacciata con un coltello più volte anche in pubblico, la uccise, alla vigilia della sentenza di separazione che doveva affidare i tre figli alla donna, colpendola con sei coltellate inferte al petto e al torace. All'epoca l'omicida aveva 37 anni e ora è in carcere e sconta una condanna a vent'anni. La vittima nei mesi precedenti l'omicidio, ben consapevole della grave minaccia rappresentata da suo marito, per ben 12 volte si rivolse alla procura di Caltagirone chiedendo aiuto.

Dodici denunce cadute nel vuoto: la questione fu considerata come fosse una "normale" lite familiare e abbandonata.

Avvio dell'azione legale

Ad avviare un'azione legale contro la procura di Caltagirone, è stato 5 anni fa Carmelo Calì, cugino alla lontana della povera vittima, che ha adottato i tre figli maschi di 15, 13 e 12 anni che vivono con lui a Senigallia.

Per dare avvio al processo, è stato necessario un "giudizio di ammissibilità" trattandosi di un caso in cui era in ballo la responsabilità civile dei magistrati. Dopo un iter inizialmente sfavorevole, in tribunale e in Corte d'Appello a Messina, finalmente la Cassazione ha accolto la richiesta dei legali: il processo ha avuto inizio e due pm, che all'epoca lavoravano alla procura di Caltagirone, sono stati condannati al risarcimento delle parti civili e con loro anche la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che potrà poi rivalersi su di loro.

Una sentenza 'storica'

La sentenza ha riconosciuto la responsabilità civile dei magistrati per i soli danni materiali. Il danno patrimoniale, derivato dal fatto che i tre figli non abbiano più potuto usufruire dello stipendio della mamma, è stato stimato pari a circa 260 mila euro. Per l'avvocato del padre adottivo dei bambini è una sentenza storica sulla responsabilità civile dei giudici, e costituirà un importante precedente dal momento che non è così scontato che vengano condannati dei giudici.