"Va bè, allora sparo in aria a scopo intimidatorio", "E va bè, io non mi intimido e resto qua". Ci perdonino Aldo Fabrizi e Totò dal paradiso dei grandi attori, se citiamo il loro celebre ed esilarante dialogo tratto da "Guardie e ladri". Sembra però calzare a pennello alla situazione che si sta determinando nelle acque del Mare del Giappone, a poca distanza dalla penisola coreana e, comunque, tiriamo un sospiro di sollievo, perché lo scambio di minacce tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti è rimasto limitato al verbo e non è stato tramutato in azione.

La notizia riguarda la famosa 'armada' inviata da Donald Trump, per l'appunto a scopo intimdatorio nei confronti del regime di Pyongyang. Le navi statunitensi hanno terminato le esercitazioni congiunte con la marina militare sudcoreana e giapponese. La portaerei USS Vinson è partita alla volta di San Diego, tornerà dunque in patria. La "Ronald Reagan" sarà di stanza alla base militare di Yokosuka, in Giappone, dunque a poca distanza.

Una nuova portaerei pronta ad intervenire in caso di necessità

Le notizie che giungono dal Pentagono indicano l'arrivo di un'altra portaerei nel Pacifico, la USS Nimitz che nel prossimo mese di luglio effettuerà un'altra esercitazione con le navi giapponesi ed indiane, ma nell'Oceano Indiano e dunque ben distante dal 38° parallelo.

Successivamente dovrebbe far rotta verso il Golfo Persico, ma ovviamente dal comando americano non escludono una 'deviazione' nel Mare del Giappone qualora la tensione salga nuovamente a grandi livelli nell'area. In tutto ciò Kim Jong-un, esattamente come Totò in 'Guardie e ladri', non si è affatto intimidito. Lo testimoniano ben tre test missilistici effettuati, da quando la presenza delle navi statunitensi nel Mare del Giappone è cresciuta.

Pyongyang ha voluto mostrare al mondo i suoi progressi nelle armi balistiche e da questa delicata partita a scacchi esce attualmente rinvigorito.

Il sottomarino 'Cheyenne', altra pedina nella scacchiera statunitense

Il potenziale bellico di Washington nell'area resta comunque di un certo spessore. Il 6 giugno, il sottomarino USS Cheyenne è arrivato al porto sudcoreano di Busan, ufficialmente per rifornirsi e fare riposare l'equipaggio.

In effetti non ha preso parte all'ultima fase di manovre congiunte tra le forze navali statunitensi e quelle della Corea del Sud. La sua presenza ha però allarmato Pyongyang, considerato che il 'Cheyenne' è piuttosto conosciuto per aver preso parte a numerose operazioni militari di Washington, tra le quali quella in Iraq nel 2003, è armato da missili Tomahawk con gittata di oltre 3.000 km e possiede ulteriori vettori antinave. Sebbene l'armada di Trump si stia allontanando, non possiamo certamente parlare di un'America che abbassa la guardia ed i toni minacciosi del segretario della Difesa, James Mattis, nei confronti del regime nordcoreano ne sono la dimostrazione più evidente.

Seoul sospende nuove installazioni antimissile

Intanto l'installazione dei sistemi antimissile THAAD in Corea del Sud, contestato duramente da Cina e Russia che lo considerano un pericolo, ha subito uno stop. Il nuovo presidente sudcoreano, Moon Jae-in, ha chiesto infatti ulteriori valutazioni. Giunge notizia che quattro lanciatori aggiuntivi, installati all'insaputa del nuovo governo di Seoul, siano stati rimossi. Secondo indiscrezioni, il presidente sudcoreano non sarebbe stato informato in merito ad alcuni rischi connessi al forte impatto ambientale del sistema THAAD. Ad aver omesso questi 'dettagli' sarebbe stato l'ex vice ministro alla difesa, Wee Seung-ho, certamente non per iniziativa personale. L'ordine sarebbe stato impartito dalla precedente amministrazione in virtù di un accordo con Washington.