Il presidente delle Filippine, Rodrigo duterte, fa spesso parlare di sé per delle uscite a dir poco infelici. Dal 23 maggio, sull’isola di Mindanao, è entrata in vigore la legge marziale. L’isola è situata nel sud dello Stato asiatico, è la seconda più grande del paese con i suoi quasi 100mila km quadrati, e vanta un'estensione territoriale superiore a quella di Corea Del Sud, Irlanda, Austria, Repubblica Ceca e Ungheria. L'area è abitata da circa 20 milioni di persone, e la maggioranza è di religione musulmana. Lo stesso Duterte è stato sindaco di Davao, capitale "de facto" dell'isola.

La legge marziale

Dal 23 maggio, nell'isola di Mindanao è in vigore la legge marziale, con elicotteri e forze speciali in campo. L'obiettivo è quello di sconfiggere Abu Sayyaf e di catturare il suo leader, Isnilon Hapilon, sul quale pende una taglia di 5 milioni di dollari. Ad innescare gli scontri tra esercito e miliziani islamici è stato il fallito raid effettuato dalle forze governative per catturare Hapilon. Secondo i servizi segreti, infatti, il leader dei guerriglieri si troverebbe a Marawi, capoluogo della Provincia di Lanao del Sur, nella Regione Autonoma del Mindanao Musulmano. Gli scontri hanno causato 21 morti e 33 feriti tra miliziani, forze militari e civili.

Duterte minacciava da tempo di prendere provvedimenti drastici e, alla fine, ha mantenuto la parola dichiarando: "il regime sarà duro, non sarà diverso da quanto fece il presidente Marcos" riferendosi, sicuramente, alla legge marziale imposta dall'ex dittatore che durò per dieci anni, a partire dal 1972, durante la quale 3mila persone furono uccise, e migliaia imprigionate e torturate.

Del resto, l'attuale presidente filippino ha sempre dichiarato di ispirarsi a Marcos.

Duterte e gli stupri

Qualche giorno fa, il presidente filippino è stato all'altezza della sua "fama". In merito alla legge marziale, durante un discorso alle forze armate ha dichiarato: "Se vi capita di stuprare tre donne, dirò che l’ho fatto io.

Sarò io a prendermi la responsabilità. Andrò in prigione per voi, voi fate il vostro lavoro e io mi prenderò cura del resto". Non è la prima volta che Duterte fa "ironia" sulla violenza sessuale: già prima di essere eletto, in riferimento allo stupro e all'uccisione di una missionaria australiana, si disse rammaricato per il fatto che il sindaco (che all'epoca dei fatti era lui) "sarebbe dovuto essere il primo". Qualche anno fa l'ONU ha accusato il presidente filippino di crimini contro l'umanità e di genocidio.