Si terrà a Roma, il 22 giugno, in piazza Giovanni XXIII, a partire dalle ore 17.30, fino alle 20.00 circa, il sit-in organizzato da Pietro Orlandi per il 34° anno dalla scomparsa di sua sorella Emanuela. La manifestazione ha lo scopo principale di ricordare la giovane ma anche, come spiega Pietro stesso: "di ricordare a chi non vuole che la verità emerga, che noi non rinunceremo mai e che non ci sarà nessun potere, per quanto forte sia, che potrà impedirci di arrivare alla verità...".

Abbiamo raggiunto via mail Pietro, che ha voluto rispondere ad alcune domande per fare chiarezza sulla motivazione di questa iniziativa a distanza di tanti anni.

La famiglia Orlandi non si arrende e cercherà di far riaprire il caso, chiedendo un incontro con il segretario di Stato di Sua Santità, il cardinale e arcivescovo Parolin per domandargli (come riportato nell'ampio dossier di oggi del Corriere della Sera) "in che modo e da chi è stata seguita la vicenda".

Speravi, con l'arrivo di Papa Francesco, in un'apertura da parte del Vaticano circa la divulgazione di un dossier sulla sparizione di tua sorella Emanuela che, pare, sia secretato tra le mura leonine. Tu credi che in Vaticano conoscano davvero la realtà dei fatti?

Sono certo che in Vaticano ci siano persone a conoscenza di quanto avvenne quel 22 giugno 1983. Nel 2012 un dossier chiamato "rapporto Emanuela Orlandi" si trovava nella segreteria di Papa Ratzinger, dossier che stava per essere consegnato ad un magistrato e che raccontava alcuni passaggi di questa vicenda.

Purtroppo il Vaticano venne meno alla parola data e non se ne fece nulla, però quell'iniziale volontà di volerlo consegnare, rappresenta un'ammissione da parte della Santa Sede di essere a conoscenza della verità o di parte di essa. Lo stesso Papa Francesco, nel 2013, in un incontro davanti alla Parrocchia di Sant'Anna, disse a me e a mia madre: "Emanuela sta in cielo".

Fece capire di essere a conoscenza di fatti a noi sconosciuti considerando che, ad inchiesta ancora aperta, non si aveva né la prova della morte, né quella di Emanuela viva.

Come ti spieghi che in così tanti anni non si sia mai arrivati ad un vero processo? Per intenderci, credi che oltre al muro di omertà da parte di qualcuno in Vaticano, vi sia stata anche una chiusura da parte dello Stato Italiano?

Semplicemente perché non vi è mai stata la volontà da parte dello Stato Vaticano di far emergere la verità, e lo Stato Italiano ha sempre accettato passivamente questa volontà: per compiacere, perché coinvolto, o probabilmente perché il Vaticano fa comodo a tutti ed è scomodo metterselo contro.

Quanto credi sia contato, nella scomparsa di Emanuela, il fatto che fosse una cittadina vaticana?

Io credo e sono convinto che la sua cittadinanza sia il fattore principale, al di là di quale sia il movente o il mandante. Non è stata una scomparsa avvenuta casualmente, ma ben organizzata: questa è la mia convinzione.

Leggendo il tuo libro "Mia Sorella Emanuela" (in collaborazione con il giornalista Fabrizio Peronaci, edito da Edizioni Anordest, 2012) viene spiegata molto bene la pista di Bolzano, dove pare che Emanuela venne avvistata poco dopo la sua scomparsa.

La ritieni ancora verosimile?

Io non escludo alcuna pista finché rimane anche il minimo dubbio. In tutte le ipotesi affrontate è sempre stato riscontrato qualcosa di vero e possibile. Per questo motivo, nessuna pista emersa finora può essere esclusa. Mi spiego meglio: all'epoca gli investigatori seguirono la traccia di Bolzano ritenendola interessante, collegata a quella che venne definita "ipotesi turco-tedesca", che non portò a nulla di fatto. Ma la pista di Bolzano potrebbe avere una certa importanza se riferita a quella del traffico di minori, per esempio....

Cosa rispondi a chi ti accusa di "usare" la vicenda di tua sorella per avere visibilità personale?

Che sinceramente farei volentieri a meno di questo tipo di visibilità.

Ma per me cercare la verità per dare giustizia a mia sorella è un dovere. A volte bisogna tenere alta l'attenzione sulla vicenda, anche mediaticamente, per impedire che il tempo possa cancellare tutto, perché è questo che vogliono coloro che tengono occultata la verità: dimenticare e far dimenticare!

Il diritto alla verità e alla giustizia non può e non deve togliercelo nessuno. Un'ingiustizia non cambia e non diminuisce il suo peso, che sia passato un giorno o 34 anni!

Infine una domanda per ricordare tua sorella, che per te e la tua famiglia non è un "caso", ma una persona amata. Ci racconti la prima cosa che ti viene in mente di tua sorella Emanuela?

Il primo ricordo che mi sovviene ora è la sua grande pazienza nel cercare di insegnarmi il "Notturno di Chopin" al pianoforte, un pezzo che mi piaceva ascoltare mentre lo suonava.

Non sono riuscito ad impararlo tutto perché qualcuno me l'ha portata via prima ed io, quando provo a suonarlo, mi fermo sempre lì, allo stesso punto: non sono più riuscito ad andare oltre. Aspetto che torni per imparare il resto, non posso restare a metà: devo arrivare alla fine.