La notizia, ad onor del vero, era stata diffusa dalla TV di Stato siriana lo scorso 11 giugno. Il sedicente califfo Abu Bakr al-Baghdadi, secondo questa fonte, sarebbe rimasto ucciso in un raid aereo effettuato nei dintorni di Raqqa. L'emittente di Damasco non aveva precisato la paternità dell'attacco, anche se risultava evidente che la notizia, data in questi termini, poneva l'accento sui meriti dell'aviazione siriana o degli alleati. In tal senso, è arrivata la conferma da Mosca: il leader dell'Isis, secondo il ministero della Difesa, era tra le vittime del bombardamento effettuato dall'aviazione russa nei pressi di Raqqa, lo scorso 28 maggio.

L'attacco aveva come obiettivo, per l'appunto, i componenti del consiglio militare dello Stato Islamico che "sono stati eliminati - afferma il portavoce della Difesa del Cremlino - insieme ad altri 330 terroristi". Il raid è stato effettuato tra le 21.35 e le 21.45 del 28 maggio, ora di Mosca. Gli Stati Uniti, oltretutto, erano stati informati dell'azione tramite i consueti canali di comunicazione tra i rispettivi comandi militari.

Coalizione USA: 'Non siamo in grado di confermare'

Secondo il comando militare russo, l'incontro tra i capi dell'Isis al quale avrebbe preso parte anche al-Baghdadi era stato convocato al fine di studiare un piano di fuga da Raqqa, praticamente attaccata da tutti i fronti.

La coalizione a guida USA ha confermato l'avvenuto attacco, ma non si è pronunciata sul destino del terrorista più ricercato del mondo. "Sono notizie che non possiamo né confermare, né smentire" ha scritto il colonnello Ryan Dillon, portavoce della coalizione, in una nota inviata alla Associated Press. In realtà ci va cauto anche il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov.

Ovviamente non smentisce quanto affermato dalla Difesa, ma tiene un atteggiamento prudente. "Non possiamo confermarlo al cento per cento, in realtà tutti gli annunci riguardo queste operazioni sono sempre presentati con grande entusiamo. Organizzazioni come Isis o Al Qaeda - ha proseguito il capo della diplomazia del Cremlino - hanno spesso ripristinato la loro capacità combattiva".

Come dire che, in caso di conferma dell'effettiva morte di al-Baghdadi, la guerra contro l'Isis è tutt'altro che vinta.

L'avanzata dell'esercito di Assad

Ma l'azione anti-Isis dell'esercito regolare siriano non è ferma ad annunci propagandistici, tutt'altro. Due giorni fa le truppe di Damasco sono avanzate ad est di Palmira ed hanno conquistato alcuni pozzi di petrolio controllati dai miliziani dell'Isis. L'esercito di Bashar al-Assad, rafforzato dalle milizie scite dei Pasdaran iraniani e dei Hezbollah libanesi, è in prossimita di Sukhna, l'ultima città occupata dal Daesh nella provincia di Homs. L'obiettivo finale di questa azione è Deir el-Zor che vive in stato di assedio posto dalle milizie jihadiste da oltre tre anni.

In più, l'esercito siriano prosegue il suo cammino anche a nord verso il fronte anti-Isis più importante, quello della roccaforte di Raqqa dove ormai da settimane è in atto l'azione della coalizione curdo-arabo sunnita a guida USA. Queste milizie si trovano già alla periferia di Raqqa e stanno cercando di aprirsi la strada verso il centro. Oggi è difficile stimare quanti mesi possa ancora durare il tentativo di presa di Raqqa, quel che sembra certo è il destino dello Stato Islamico che non può reggere un eventuale assalto su due fronti. Due eserciti che hanno lo stesso obiettivo, ma non sono alleati. Uno dei tanti paradossi della questione siriana.

Il destino dell'Isis

Abu Bakr al-Baghdadi, vivo o morto?

Poco importa, in realtà. Le forze in campo sono impegnate ad esibirne lo 'scalpo', se e quando la notizia dell'uccisione del califfo sarà confermata. In tal senso, lo esibirebbero Bashar al-Assad e Vladimir Putin e ciò influirebbe non poco, per il primo, su quella che sarà l'evoluzione politica della Siria. Assad sta vincendo la sua guerra, questo lo diciamo da mesi ed è il motivo per cui ci sembra poco verosimile che lo scorso aprile possa aver ordinato il famoso attacco chimico a Khan Sheikhun. Tutt'oggi non esistono prove in tal senso, la realtà tangibile è quella di una tregua tra l'esercito siriano e l'opposizione moderata che sta reggendo e di una guerra che continua, contro i ribelli jihadisti e contro l'Isis.

Saranno sconfitti, è solo questione di tempo. Lo Stato Islamico, pertanto, cesserà di esistere come 'nazione abusiva', ma non è semplice immaginare nel contempo la fine del terrorismo islamista in Medio Oriente e nel mondo. L'esempio di Al Qaeda è piuttosto calzante, organizzazione tutt'ora viva e vitale, sopravvissuta anche quando gli statunitesi hanno ucciso Osama Bin Laden e ne hanno mostrato lo scalpo agli occhi del mondo.