Fino ad oggi, quella del 2009 di 1,06 miliardi di euro a Intel era stata la multa più salata che sia mai stata proclamata contro una società per un caso antitrust europeo. Ma dopo 7 anni di indagini, Bruxelles accusa Google di aver abusato della sua posizione dominante sul mercato dei motori di ricerca, favorendo il proprio servizio di confronto dei prezzi.

La Commissione europea ha esaminato la situazione e ha dichiarato una multa di 2,42 miliardi di dollari ai danni di Google, più del doppio del previsto. Inoltre, la signora Vestager, politica danese della Sinistra Radicale, ha affermato che se la società californiana continuerà ad agire in questo modo subirà ulteriori penalità pari al 5% del fatturato di Alphabet Inc.

Basandosi sul fatturato dello scorso anno è possibile stimare un'ammenda totale di circa 1,3 miliardi di dollari. Anche Amazon, il big dell'e-commerce, rischia severe conseguenze.

Ma l'indagine non è ancora terminata: la Commissione, infatti, sta portando alla luce nuove accuse a Google che questa volta riguardano il sistema operativo Android. Se si rivelassero fondate, la società dovrebbe sborsare circa 7 miliardi di dollari.

La gravità di questo abuso

Attualmente, Google Shopping (il servizio di Google che ha lo scopo di confrontare i prezzi dei diversi prodotti che si trovano su Internet) esiste in 13 Paesi europei, tra questi anche in Italia dal 2011. Cercando un prodotto su Internet, i risultati di Google Shopping vengono posizionati per primi in cima alla lista, a scapito degli altri servizi dello stesso genere.

Così facendo, la società americana avrebbe relegato la concorrenza a fine pagina o addirittura l'avrebbe fatta comparire solo dalla quarta pagina in poi. Secondo alcune ricerche, nel 95% dei casi, l'utente che avvia una ricerca su Google sceglie tra i risultati della prima pagina e il 35% delle volte clicca solamente i primi.

Si può quindi immaginare l'enorme perdita di visibilità dei concorrenti.

La risposta di Google

Google è in disaccordo con quanto affermano le accuse. Kent Walker, il vicepresidente della società statunitense, ha risposto alle accuse dichiarando: “Con rispetto, non siamo d'accordo con le conclusioni annunciate oggi”. Google ha infatti annunciato che rivolgerà un appello alla Corte di Giustizia Europea, l'organo di governo dell'UE che ha l'obiettivo di garantire e far rispettare i diritti ugualmente in tutti i Paesi dell'Unione Europea, senza distinzioni.