Emergono nuovi particolari sulla prostituta trentaseienne che esercitava a Pescara pur sapendo da mesi di essere affetta da Aids ed epatite C. La donna è stata arrestata dalla polizia della città abruzzese perché, pur sapendo di essere malata, ha continuato ad esercitare il mestiere più antico del mondo, senza protezione. Anzi avrebbe potuto contagiare il suo convivente, tacendo anche con lui sul suo stato di salute.

Il doppio arresto della donna

Dagli atti dell'inchiesta è emerso che la lucciola sapeva della sua malattia addirittura dall'anno scorso.

In quel periodo aveva commesso un furto all'ospedale di Pescara. All'arrivo della polizia, uno degli agenti si punse con una siringa che la donna teneva in borsetta e quest'ultima disse di essere tossicodipendente e affetta dalle succitate malattie. Fortunatamente il poliziotto che effettuò l'arresto non venne contagiato. Più volte la squillo era stata controllata mentre si prostituiva vicino alla stazione ferroviaria, con l'intento di avvertire i suoi possibili clienti a non giacere con lei senza protezione, perché infetta. A maggio la donna era stata arrestata nuovamente per rapina in un negozio del centro. In quest'altra occasione graffiò le sue vittime e minaccio di contagio il titolare.

Nei mesi scorsi quindi si era diffusa la notizia che la donna fosse ammalata. Le manette sono infine scattate grazia al racconto del compagno che l'ha riconosciuta, grazie alle foto segnaletiche. Miracolosamente, neanche lui è stato infettato.

Vicenda scoperta per caso

La vicenda è emersa casualmente. Nei mesi scorsi, infatti, a seguito delle informazioni ricavate dai precedenti arresti della donna, la polizia invitava i clienti a presentarsi spontaneamente, per fare delle analisi.

La pubblicazione della notizia era stata autorizzata dalla procura della città, per accertare altre responsabilità della prostituta, nella trasmissione di malattie sessuali alle possibili vittime. L'informazione era trapelata anche a causa di un'operazione di arresto condotta dalla squadra mobile per debellare alcuni gruppi criminali, che sfruttavano la prostituzione in zona centro a Pescara.

In più alcuni residenti si erano lamentati, del crescente traffico di prostituzione nella zona, così gli inquirenti avevano iniziato le indagini, monitorando le postazioni di lavoro delle squillo. Alla fine erano stati arrestati tre albanesi e due rumeni responsabili del giro.