Maria Noemi Mariani rimase gravemente invalida alla nascita. Nel 2006 il Comune di Roma assegnò alla sua famiglia un alloggio nelle vicinanze dell'ospedale Bambin Gesù per rendere più accessibili le cure per la bambina. Nel novembre 2016, però, l'Ater ha inviato una lettera comunicando il decadimento dei requisiti per l'alloggio della casa.

Il papà della bimba: "Torneremo in piazza a protestare"

A pochi giorni dall'annuncio da parte del Campidoglio del piano che assegna le case ai rom, esplode la rabbia del papà di Maria Noemi. "Il 29 giugno saremo di nuovo in piazza per protestare: chiederemo che non vengano calpestati i diritti di chi ha davvero bisogno di un aiuto".

È quanto ha annunciato Emmanuel Mariani, papà della piccola Maria Noemi. La bimba venne alla luce in condizioni perfettamente sane nell’ospedale Sant’Eugenio di Roma, dodici anni fa: a causa del ritardo del parto cesareo effettuato, però, subì un’asfissia con conseguente emorragia cerebrale, finendo per cinque volte in rianimazione. "Da lì - ci racconta Emmanuel - è cominciato un calvario per la bimba e per noi, costretti continuamente a trovare non solo una sistemazione logistica adatta, ma anche le cure mediche adeguate. Maria Noemi, infatti, ha continue convulsioni ed è sotto costante terapia farmacologica. È costretta a mangiare artificialmente ed è richiesta la continua assistenza".

Lo sfratto improvviso

La famiglia di Maria Noemi è abituata a lottare e lo dimostra Emmanuel, ex autista Atac, che si è messo in aspettativa per seguire e accudire la piccola assieme alla moglie Giovanna, disoccupata, per 20 ore su 24.

"Maria Noemi non è in una condizione stabile, vive degli alti e bassi in una situazione soggetta ogni giorno a possibili cambiamenti. Noi siamo qui a lottare insieme a lei: il 2 agosto dovrà fare un'operazione importante". Nel 2006 Emanuel e Giovanna riuscirono a ottenere una casa popolare dell’Ater in zona San Saba che permette loro di raggiungere con comodità l’ospedale pediatrico Bambin Gesù, dove viene curata la piccola Maria Noemi.

L’affitto previsto è stato sempre regolarmente pagato fino a quando lo scorso novembre è arrivata una lettera che ha annunciato “l’assoluta carenza di legittimità dell’assegnazione di alloggio di ERP”.

Case ai rom, non alle famiglie di invalidi

"Pretendiamo che i furbi la smettano di far passare i nostri diritti come dei privilegi: è il gioco sporco che qualcuno sta facendo" si sfoga Emmanuel.

Da novembre, la situazione circa la minaccia di sfratto alla famiglia di Maria Noemi non è cambiata. A rendere tutto più amaro è arrivato il piano del Campidoglio che attraverso i fondi europei (circa 3,8 milioni di euro solamente per il 2017), permetterà il percorso di inclusione dei nomadi che vivono nella Capitale, dalla scolarizzazione, all'occupazione e alla salute, passando - appunto - per l'abitazione. il progetto sarà destinato a 130 famiglie rom, per un totale di 800 persone, censite in base al reddito e alla composizione familiare, con una durata di due anni. "La mia reazione - commenta Emmanuel - più che di rabbia è quasi di rassegnazione: non sono una persona a cui piace giudicare, ogni cittadino che vive nel rispetto degli altri deve essere tutelato.

Così, però, si perde la pazienza: ci sono molte famiglie che hanno bisogno e nessuno spende parole per queste persone. Chissà se si tratta di speculazione o altro".

Assegnazione case: Roma e Liguria, criteri opposti

Il progetto del Campidoglio, dunque, è il superamento della logica dei campi nomadi grazie all'assegnazione delle case popolari e a un contributo economico destinato ai rom previsto per l'affitto. Il piano dell'amministrazione Raggi è stato annunciato a pochi giorni dal provvedimento adottato dal consiglio regionale della Liguria che va in direzione totalmente opposta. La riforma è stata realizzata per tutelare categorie sociali troppo spesso "dimenticate". A scatenare le polemiche, però, è stato il criterio riguardante la residenza sul territorio nazionale e regionale.

Gli stranieri che faranno richiesta per un alloggio popolare, infatti, dovranno risultare residenti in Italia da 10 anni; sia italiani che stranieri, invece, devono dimostrare di essere residenti da 5 anni nel Comune che emana il bando. Non solo: dovranno anche dimostrare l’assenza di condanne penali passate in giudicato, con l'eccezione per quelle persone che hanno concluso un percorso di riabilitazione.