Il fuggitivo regista polacco Roman Polanski potrebbe presto rientrare negli Stati Uniti supportato proprio dalla donna che è stata vittima della violenza sessuale per cui l'uomo è a processo da ormai quarant'anni (e per la quale ha scontato solo quarantadue giorni di prigione finora). La giustizia americana ha dichiarato che farà il possibile per vederlo scontare la pena qualora dovesse rimpatriare, mentre la vittima (Samantha Geimer) va in suo sostegno dicendo che scatenerà l'opinione pubblica se non lo lasceranno rientrare in pace. La famiglia della Geimer vuole solo porre fine a questa macchina del fango in moto da quarant'anni.

Quella notte del '77 a casa di Jack Nicholson

Samantha Geimer, una giovanissima modella di appena tredici anni, nella notte del 10 marzo 1977, subì una violenza sessuale perpetrata dal famoso regista a casa di Jack Nicholson. Polanski l'avrebbe invitata nella villa con la scusa di scattarle delle fotografie, e l'avrebbe fatta poi ubriacare e assumere delle droghe prima di abusare di lei. La Geimer ha dichiarato di non essersi opposta alla violenza con la forza, perché voleva solo che quell'orribile momento volgesse al termine il prima possibile.

Nel 2013, ha poi scritto un libro ("The Girl: A Life Lived In The Shadow Of Roman Polanski") per raccontare come quel traumatico evento abbia segnato la sua vita, e di come il processo e la giustizia americana non l'abbiano mai supportata veramente.

"Quel che è successo, per quanto sia stato terribile, non lo è stato quanto quello che è venuto dopo", ha dichiarato nel suo libro di memorie.

Il processo e il malfunzionamento della giustizia americana

Il processo è infinito e molto complesso: il regista e la Geimer sono infatti in causa da ben quarant'anni, senza ottenere alcun risultato.

La formale accusa di violenza su minore, fu trasformata in "rapporto sessuale extraconiugale con una persona minorenne" a seguito del patteggiamento richiesto dal legale della giovane per far sì che non dovesse testimoniare in tribunale. Fu quindi richiesta una perizia psichiatrica per il regista, che fu incarcerato a Chino in California, scontando però solo quarantadue giorni dei novanta della pena.

Il regista, non appena fu "libero" (in attesa della conferma di pena detentiva con la condizionale), fuggì dagli Stati Uniti, rifugiandosi in Stati che non prevedono l'estradizione.

La famiglia Geimer è da quarant'anni vittima dell'opinione pubblica

Il caso infatti ha avuto sin da subito un grande successo tra l'opinione pubblica per via dello scandalo della violenza ma anche della fama del'imputato. Quello che la Geimer chiede è di non essere più trattata névista come una vittima, non solo del regista ma anche -e soprattutto- della giustizia californiana che non è riuscita a combinare niente in quarant'anni se non tenerla in ballo per nulla. Dice di aver perdonato il regista, che nel 2009 le ha scritto una lettera scusandosi per l'accaduto, e per come questo processo abbia segnato la sua vita.

Roman Polanski, ormai ottantenne, rientrerà quindi negli Stati Uniti con il rischio di dover far fronte di nuovo a un processo e ad una possibile incarcerazione?