Lo Stato Islamico sta vivendo il suo scontato epilogo in Iraq ed in Siria. Nel primo caso manca ormai poco alla liberazione definitiva di Mosul da parte dell'esercito iracheno. In territorio siriano, invece, è in atto l'avanzata delle milizie a maggioranza curda, sotto la guida USA, che hanno raggiunto da tempo la periferia di Raqqa. In contemporanea si muovono anche le forze militari siriane, rafforzate dalle milizie Hezbollah libanesi e dai Pasdaran iraniani, con il supporto dell'aviazione russa. La loro avanzata sulla via di Raqqa è più lenta, benché l'esercito di Assad abbia percorso abbastanza celermente la direttrice sud-est di Aleppo fino a raggiungere Resafa.

La città si trova a pochi km da Raqqa e praticamente a metà strada tra Aleppo e Deir el-Zor, quest'ultima sotto assedio da quasi tre anni da parte delle milizie dell'Isis. Nel disegno di Bashar al-Assad è prioritario 'bonificare' dalle forze jihadiste l'intera regione di Aleppo e liberare Deir el-Zor. Il primo compito è stato portato a termine.

La vittoria dell'esercito siriano

Da tre anni circa, i miliziani dell'Isis occupavano parte della regione di Aleppo, ma negli ultimi mesi la loro presenza era molto meno forte a causa dell'avanzata delle truppe governative. L'ultima sacca di resistenza del Califfato è stata sconfitta lungo la strada Khanaser-Ithriya-Tabqa, zona sud-orientale di Aleppo.

Cade dunque l'ultimo avamposto dello Stato Islamico, la regione di Aleppo è ormai in gran parte sotto il controllo dell'esercito di Assad, grazie soprattutto al supporto militare russo decisamente cruciale in tutta la campagna militare del governo di Damasco. La notizia è stata confermata anche dall'Osservatorio siriano dei diritti umani che ha puntualizzato l'esistenza di un ultimo drappello di miliziani a sud-est di Aleppo, ma in zone a bassa densità abitativa e, oltretutto, quasi interamente circondate dall'esercito siriano.

Nuove tensioni nel Golan

Intanto, per la quarta volta negli ultimi sette giorni, l'aviazione siriana ha attaccato le forze armate israeliane nella zona del Golan. La motivazione è sempre la stessa, a causa di un colpo di artiglieria che sarebbe caduto accidentalmente nel territorio controllato dall'esercito di Tel Aviv. Il comando israeliano ha effettivamente riconosciuto il colpo come 'accidentale', ma ha attaccato le postazioni siriane in quanto ha ritenuto l'azione, pur casuale, "una violazione della sovranità".

Nessuna violazione tra USA e Russia

Intanto le operazioni militari della coalizione a guida USA proseguono contemporaneamente a quelle del governo siriano senza alcuna violazione. Un sospiro di sollievo dopo le tensioni dei giorni scorsi, il cui punto più alto sono state le minacce del presidente degli States, Donald Trump, nei confronti del suo omologo siriano, Bashar al-Assad. "Le azioni della coalizione guidata dagli Stati Uniti sono limitate alle zone coordinate di At Tanf, nella Siria meridionale, e ad est dell'Eufrate. Non c'è alcuna violazione a riguardo", ha detto il ministro della Difesa di Mosca, Sergej Shoigu. Quanto all'allarme lanciato dal Pentagono, sul presunto attacco chimico che Damasco starebbe progettando ai danni di non precisati obiettivi, il commento della portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, è piuttosto duro. "Si tratta di una provocazione degli Stati Uniti, sia militare che in termini di informazioni. Viene rivolta non solo contro il governo siriano, ma anche contro la Russia".