La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha chiesto ancora tempo per valutare il caso di Charlie Gard, 10 mesi, gravemente malato. Il piccolo, dal mese di ottobre, è in terapia intensiva presso l'ospedale di Great Ormond Street a Londra, ma secondo i medici non c'è alcuna speranza di miglioramento. Il neonato è affetto da una rarissima malattia genetica che danneggia il cervello e gli impedisce di vedere, sentire, muoversi, piangere e respirare.

I genitori stanno lottando strenuamente per mantenerlo ancora in vita, ma dapprima la 'High Court' inglese (alla lettera 'Alta Corte', con funzioni simili alla Corte d'appello italiana) ha impedito loro di portare il bimbo negli Stati Uniti per sottoporlo a una cura sperimentale, e, infine, la Corte Suprema britannica ha ordinato di staccare la spina.

La decisioni dei giudici britannici: consentire a Charlie di morire con dignità

Nell'aprile di quest'anno, l'Ospedale di Great Ormond Street di Londra, dove Charlie era trattato per la sua diagnosi, aveva presentato il caso alla Corte Suprema, sostenendo che era nell'interesse di Charlie non essere più sotto terapia, in particolare alla ventilazione forzata. Secondo la legge britannica, le decisioni relative al trattamento di un figlio vengono affidate ai genitori di concerto con i medici. Ma in questo caso il grave disaccordo tra genitori e medici ha fatto sì che la questione venisse presentata al tribunale. Il giudice con: "il più grosso rammarico, ma con la totale convinzione di fare gli interessi di Charlie", ha stabilito che l'ospedale dovesse ritirare tutto il trattamento, tranne la cura palliativa "per consentire a Charlie di morire con dignità".

Corte Europea dei Diritti dell'Uomo: mantenere in vita Charlie fino alla mezzanotte del 19 giugno

La disperazione ha dunque spinto i genitori di Charlie, Chris Gard e Connie Yates, a rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, che ha emesso una sentenza ad interim imponendo ai medici di tenere in vita il piccolo per almeno altri sei giorni, fino alla mezzanotte del 19 giugno.

L'azione urgente e provvisoria consentirà ai giudici di strasburgo di prendere in considerazione più attentamente il caso. Fino ad allora, il Regno Unito dovrà continuare a fornire a Charlie adeguati trattamenti e cure "per far sì che soffra il minimo disagio e mantenga la massima dignità per quanto possibile, rimanendo in vita".

La rara condizione di Charlie

Charlie è nato nell'agosto 2016 e soffre di sindrome da deplezione del DNA mitocondriale, una condizione genetica rara. Secondo la decisione della Corte suprema pronunciata l'8 giugno, "la sua condizione si è deteriorata seriamente sin da quando è nato, non può muovere le braccia o le gambe né respirare senza aiuto". Sempre secondo la sentenza, anche il suo cervello è gravemente colpito e viene mantenuto vivo da un ventilatore meccanico. I genitori di Charlie stanno combattendo contro i tribunali britannici ed europei per avere il permesso di portare il figlio negli Stati Uniti dove un medico ha accettato di eseguire un nuovo trattamento sperimentale chiamato terapia di bypass nucleosidica, forse l'ultima speranza per il figlio.

I genitori del piccolo, sul sito web della campagna "Charlie's Fight", scrivono che se la cura dovesse funzionare "non sarà solo la vita di Charlie ad essere salvata, ma in futuro potranno esserlo molti altri bambini, nati con questa terribile malattia. Dobbiamo cambiare le cose e mostrare come genitori determinati possano forgiare un percorso per le altre famiglie che incontrano ostacoli simili: dobbiamo trovare trattamenti per le malattie incurabili, dobbiamo dare ad altre persone la speranza, dobbiamo cominciare a salvare vite, speriamo di iniziare con Charlie ".

Dalla sentenza di aprile, più di 110.000 persone hanno firmato una petizione che chiede al primo ministro britannico di contribuire a liberare Charlie dalla cura dell'Ospedale di Great Ormond Street.

Ma i membri del parlamento non possono intervenire in cause legali e dunque il primo ministro non sarebbe in grado di intraprendere alcuna azione. Tuttavia oltre 80.000 persone hanno contribuito a una campagna di finanziamento, con donazioni superiori ai 1,3 milioni di sterline necessari per il trattamento negli USA.

Il parere di alcuni esperti

Non tutti gli esperti sono d'accordo con la sentenza di aprile. Scrivendo nella rivista medica Lancet di maggio, il bioetico Julian Savulescu del Centro di Etica pratica di Oxford Uehiro ha concluso che un giudice diverso avrebbe potuto emettere una sentenza opposta. Secondo Savulescu, Charlie attualmente non starebbe patendo dolori gravi e il trattamento nucleosidico (quello offerto dagli Stati Uniti) "offrirebbe una piccola, ma non uguale a zero, possibilità di qualche miglioramento". Dato che sono disponibili anche i fondi per la terapia, ha infine concluso: "non abbiamo motivo di negare a Charlie Gard una possibilità di vita".