La posizione che compete ai migranti non sembra essere rispettata dall'Europa, sebbene gli auspici della Commissione Europea fossero inizialmente diversi. Tre Stati, finora, non hanno rispettato la decisione di attuare un sistema di ricollocamento per distribuire in maniera più equa gli immigrati, le "persone in difficoltà", come si suol dire, tra Italia e Grecia.

Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria, avendo infranto lo spirito di solidarietà europeo, andranno incontro a vere e proprie sanzioni, non senza disaccordo da parte dei diretti interessati.

Praga, infatti, avrebbe ribadito la sua decisione di non far parte di questo sistema di quote, pronta a difendere la sua posizione anche dinanzi agli organi giudiziari. Ricordiamo che queste quote rimandano alla Convenzione di Dublino in materia di diritto d’asilo nella quale, a maggio dello scorso anno, era stata proposta dalla Commissione Europea una modifica: in sostanza, per ogni richiedente asilo non ricollocato, lo Stato che avrebbe rifiutato avrebbe dovuto pagare una somma in denaro, circa 250.000 euro.

L'idea era nata per aiutare il Paese ospitante - spesso già gravato dai suoi problemi socio-economici interni - a "gestire la pressione", in modo che risultasse evidente l’integrità del sistema Europa.

Roma chiede aiuto

Qualcosa deve essere sfuggito di mano. Per quanto possa essere legittimo che, ad esempio, la Repubblica Ceca si appelli alla sicurezza pubblica per giustificare il suo rifiuto alla solidarietà, possiamo essere analiticamente consapevoli di ciò che sta avvenendo, escludendo a priori che anche loro siano nel giusto?

Domanda che non trova riscontro positivo, come si è notato dalle ultime dichiarazioni della sindaca di Roma Virginia Raggi. Il suo intervento rivolto alle maggiori istituzioni, con la speranza di poter limitare l’imponente flusso migratorio in entrata in una città già abbastanza caotica, non è stato visto di buon occhio e, tra i vari attacchi che le sono stati rivolti, è stato ritirato fuori dagli archivi un suo benevolo intervento in Vaticano, datato dicembre 2016, in cui aveva riferito, in apertura dell'incontro dei sindaci europei: "Europa, i rifugiati sono nostri fratelli e sorelle".

In base a queste dichiarazioni, oggi i suoi detrattori puntano a dimostrare che, contro ogni ragionevole dubbio di contrapposizione partitica, la sindaca starebbe portando a fallimento il suo mandato.

La bufera si è scatenata: tutti pronti a raccogliere consensi. Il Ministro dell’Interno Minniti dovrà ricevere prossimamente la Raggi per trovare un punto di incontro, anche perché la prima cittadina capitolina non ha alcuna intenzione di alzare le mani, come ha anche sostenuto il capogruppo del M5S Paolo Ferrara: "Roma è e resta una città aperta, ma servono regole precise". A proposito di regole, proprio Virginia Raggi ha proposto di seguire il modello di altri Comuni italiani - primo fra tutti Milano - che avrebbe puntato sull'accoglienza diffusa, che prevede una responsabilità condivisa tra più enti comunali.

Anche perché tutti, in fin dei conti, almeno una volta nella vita abbiamo avuto bisogno di accoglienza.

La questione non è a sé stante

La questione dei migranti ha aperto le porte anche ad altri dibattiti, primo fra tutti quello dei diritti, in un Paese come l’Italia, primo in molti casi a sottoscrivere trattati in favore di diritti universali, ma poi tragicamente prudente nel riconoscimento degli obiettivi attuali, talvolta non per sua colpa. La causa legata ai rifugiati sembra essere stata persa in partenza da un apparato umano, ma burocratico. Mentre Grillo sottolinea gli impegni dell’amministrazione su campi rom e minori stranieri, sardonica pare l’esigenza di non poter realizzare nuove strutture sul territorio, come fosse una risposta plurale ai danni causati da Mafia Capitale.

Il flusso migratorio non è asettico

Il flusso migratorio però - è bene ricordarlo - non riguarda solo disposizioni legislative, né ambivalenti reazioni politiche. Esso è composto da persone che spesso sono in fuga dai loro Paesi: vivere in una realtà che accoglie individui con umanità, anziché indifferenza, produce risultati a lungo termine, perché insegna indirettamente che cooperare è sempre meglio che combattere. Senza alcuna necessità di contrapporsi alla vita cittadina.