Sparatoria nella città di Orlando, in un quartiere suburbano. Al momento, cinque persone sono state uccise, e anche colui che ha dato il via alla "pioggia di proiettili" si è tolto la vita. La notizia è stata diffusa qualche ora fa dalla CNN, e sta rimbalzando su tutti i network del globo. La polizia ha dichiarato che la situazione ora è stabile e sotto controllo, aggiungendo che l'ipotesi del terrorismo è stata scartata. A compiere l’orribile atto è stato un uomo di 45 anni che, dopo essere stato licenziato, in preda ad un raptus di follia e d’oppressione, munito di pistola e coltello ha lasciato libero sfogo alla propria rabbia.

Tuttavia, il mondo è in attesa di nuove dichiarazioni e indizi. Quel che è certo è che gli Stati Uniti si trovano ancora una volta coinvolti in un episodio di violenza e di sangue generato dall’esplosione di colpi d’arma da fuoco.

Dopo il Pulse, Orlando è ancora scena del crimine

Gli USA oltre ad essere tra i primi paesi al mondo nella produzione e commercializzazione di armi hanno il primato di essere protagonisti per episodi di guerriglia urbana. Ciò è dovuto alla massiccia presenza di pistole e fucili, di vario calibro, nell’intero tessuto sociale a stelle e strisce. In particolare, Orlando è stata al centro dell’opinione pubblica internazionale per la strage al Pulse, nota discoteca della città, dove il 12 giugno scorso ben 49 persone , per lo più giovani, sono state uccise da una grandine di piombo.

A distanza di quasi un anno, l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca non fa certo sperare a un ridimensionamento di questi atti violenti. Infatti, il nuovo Presidente alla Convention della National Rifle Association, tenutosi il 28 Maggio scorso ad Atlanta, ha dichiarato la sua vicinanza e il suo sostegno alla lobby delle armi.

Donald ha spiegato il suo appoggio in maniera diretta, senza giri di parole, asserendo che la sua decisione è sia frutto di una convinzione personale e sia una forma di ringraziamento verso quella stessa lobby che appoggiandolo, in campagna elettorale, gli ha permesso di vincere.

Cosa ci riserverà il futuro?

Ergo: i tempi di Barack Obama sembrano tramontati, anche perché la nuova America, la più capitalista e belligerante, sembra orientata a mantenere la leadership mondiale in questo settore di mercato così remunerativo.

Invero, il 20 Maggio scorso, gli Stati Uniti D’America hanno firmato un accordo con l’Arabia Saudita per la fornitura di sistemi di difesa. Il valore complessivo della trattativa si aggira intorno ai 110 miliardi di dollari. L’ennesima strage di sangue e polvere da sparo creerà tensioni sociali e politiche, o tutto sarà assolto da quella mano invisibile che, oggi più che mai, sembra essere ragione e fine di ogni scelta?