Le esercitazioni missilistiche congiunte ad opera delle forze armate di Stati Uniti e Corea del Sud suonano come monito nei confronti del dittatore nordcoreano Kim Jong-un. In realtà non più di tanto, la tattica di mostrare inutilmente i muscoli è la stessa da mesi ed i lanci di missili terra-aria delle truppe americane e dei vettori a corto raggio sudcoreani somigliano tanto alle esercitazioni congiunte che lo scorso mese videro protagoniste la Marina militare di Seoul e la famosa 'armada' di Donald Trump nel Mare del Giappone. Agli occhi della sua adorante e ben ammaestrata folla, in questo momento, Kim Jong-un è una sorta di eroe impavido che sta sfidando la potenza americana e sembra inoltre aver mantenuto la promessa di Capodanno: quella che entro la fine del 2017, la Corea del Nord avrebbe avuto l'arma in grado di attaccare gli Stati Uniti.

L'ultimo lancio effettuato dal regime, il missile intercontinentale Hwasong 14 la cui gittata può davvero raggiungere il territorio americano, testimonia i progressi compiuti dal Paese asiatico nello sviluppo di armi balistiche sempre più potenti. Anche Washington ha confermato la pericolosità dell'ultimo vettore testato da Pyongyang, ma la risposta al momento rimane ferma alle manovre delle forze armate a pochi km dal confine nordcoreano.

La responsabilità di un disastro

Sono in tanti, lo si legge quotidianamente sui social network, ma anche nei commenti inseriti in coda agli articoli sulle maggiori testate. Sono i 'guerrafondai' permanenti, i più maturi si sono spellati le mani quando gli Stati Uniti hanno attaccato l'Iraq.

Purtroppo, stare troppe ore a contatto virtuale con il mondo, ciò che offre Internet più di ogni altra cosa, porta a perdere qualunque contatto con la realtà. Ad oggi è difficile ipotizzare un raid punitivo statunitense contro la Corea del Nord, il rischio è quello di scatenare una risposta nucleare ed una guerra con armi di distruzione di massa le cui conseguenze sarebbero disastrose.

La Casa Bianca è perfettamente consapevole del rischio e, pertanto, è improbabile che oltrepassi la linea rossa. Ci sono troppi interessi in gioco nel mondo, in Medio Oriente prima di ogni cosa, e Washington difficilmente opterà per un'escalation in Corea del Nord: si assumerebbe in pieno le responsabilità di una catastrofe internazionale.

Le 'fortune' geografiche della Corea del Nord sono inoltre arcinote. Il piccolo Stato comunista si trova al confine con Russia e Cina, motivo per cui è sempre stato intoccabile.

Putin e Xi Jinping spingono per la 'soluzione diplomatica'

Il recente incontro a Mosca tra il presidente russo Vladimir Putin ed il suo omologo cinese, Xi Jinping, ha fatto da preludio al G20 di Amburgo, in cui entrambi i leader saranno faccia a faccia con Donald Trump. Secondo il 'Guardian', l'attuale presidente degli Stati Uniti ha dato un "contributo al riavvicinamento tra Russia e Cina a causa della sua mutevolezza". Secondo il prestigioso quotidiano britannico, infatti, "l'indebolimento del ruolo guida degli Stati Uniti nel mondo sta creando nuove opportunità ad altri Paesi".

Tra le questioni discusse a Mosca, anche la crisi coreana. Putin e Xi Jinping spingono per una soluzione diplomatica e "la loro politica è in netto contrasto con le minacce rudi e le tattiche di pressione di Trump". Così, prosegue il Guardian, "mentre il treno russo-cinese prende velocità, Trump somiglia a quel personaggio sfortunato legato ai binari". In merito al recente bilaterale che si è svolto nella capitale russa, il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha espresso che tanto il suo Paese quanto la Cina "non nascondono la preoccupazione, ma portano comunque avanti una linea accurata. Invitiamo tutti ad evitare mosse azzardate che possano portare all'escalation".

Giappone e Corea del Sud: fiducia verso Mosca e Pechino

Il ruolo che Mosca e Pechino stanno assumendo risulta emblematico anche dal comportamento di Paesi come Giappone e Corea del Sud, fedei alleati statunitensi, ma perfettamente in linea con russi e cinesi sulla via del dialogo con Pyongyang. Il premier nipponico Shinzo Abe ha dichiarato di attendersi molto dal "ruolo costruttivo di Russia e Cina", mentre il presidente sudcoreano Moon Jae-in, promotore di un distensione con la Corea del Nord sin dal primo giorno del suo insediamento, ha sospeso il dispiegamento dei missili THAAD statunitensi nel suo territorio anche a causa delle pressioni di Mosca e Pechino che, da sempre, li considerano una minaccia.

Si ha la netta impressione che Tokyo e Seoul ripongano maggiore fiducia nelle capacità politiche di Putin e Xi Jinping, piuttosto che sullo 'sceriffo Donald'. Quest'ultimo, magari, avrà anche la tentazione di estrarre la colt contro il 'cattivo Kim', ma al momento le sue mani sono saldamente legate.